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Rischio Coronavirus per Nicolino Grande Aracri, il boss di Cutro chiede la scarcerazione

Nicolino Grande Aracri

Anche il boss di Cutro, Nicolino Grande Aracri, ha chiesto di essere scarcerato per il pericolo di contrarre il Coronavirus nel carcere milanese di Opera nel quale è detenuto in regime di 41 bis.

Lo scorso 30 aprile i difensori di Grande Aracri, gli avvocati Gregorio Viscomi e Filippo Giunchedi, hanno presentato un’istanza di scarcerazione per il loro assistito alla Corte d’Assise di Reggio Emilia. La decisione spetta, infatti, ai giudici reggiani in quanto il capo della cosca di ’ndrangheta, detto “mano di gomma”, è coinvolto nel processo "Aemilia 1992" con l'accusa di essere stato il mandante degli omicidi di Vasapollo a Reggio Emilia e di Giuseppe Ruggiero a Brescello, avvenuti tra il 21 settembre e il 22 ottobre del ’92.

Come spiega l’avvocato Viscomi, alla base della richiesta di scarcerazione ci sono i problemi respiratori e cardiocircolatori di cui soffre il pluriergastolano. Una condizione di salute già precaria che potrebbe peggiorare in caso di contagio dell’infezione.

Nicolino Grande Aracri è al centro di numerosi procedimenti di ’ndrangheta. A ottobre 2018 è stato condannato a 6 anni e 8 mesi di reclusione nel rito abbreviato di “Aemilia”; mentre a giugno scorso è arrivata la condanna definitiva all’ergastolo nel processo “Kyterion”. Di recente il boss è poi finito nell’inchiesta “Grimilde”.

Inoltre, pure il 42enne Romolo Villirillo, già esponente dei Grande Aracri in Emilia Romagna e attualmente sottoposto al 41 bis nel carcere di Rebibbia, ha chiesto attraverso il suo legale Luigi Colacino i domiciliari per il rischio contagio del Covid-19.

L'articolo completo nell'edizione odierna di Crotone della Gazzetta del Sud.

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