Diventa definitiva la condanna a otto anni e sei mesi per l'ex ispettore della Squadra Mobile di Catanzaro Antonio Cianflone coinvolto nella maxi inchiesta “Aemilia” sulle infiltrazioni del clan Grande Aracri in Emilia Romagna. La Corte di Cassazione, infatti, dopo che aveva già confermato il verdetto della Corte d'Appello di Bologna, ha rigettato anche il ricorso straordinario che era stato presentato dall'avvocato Francesco Gambardella. Il legale si era nuovamente rivolto alla Suprema Corte poiché aveva sostenuto che la Corte d'Appello nel pronunciare la sentenza non avesse tenuto in considerazione una memoria difensiva che i giudici avrebbero escluso dal fascicolo poiché depositata tramite posta elettronica certificata.
In quel documento vi erano le dichiarazioni dell'imprenditore Giuseppe Giglio, divenuto collaboratore di giustizia, che indicava l'ispettore come uno "scroccone", «soggetto che non apparteneva alla struttura criminale e che non svolgeva neppure mansioni di concorrente esterno». Vi erano poi allegate tutte le attività investigative che Cianflone, come membro della Mobile, aveva condotto contro la criminalità calabrese. I giudici di Cassazione hanno però sancito che il ricorso straordinario è inammissibile «perché non spiega in che termini gli allegati e gli elementi di prova, che indicava come determinanti, potessero indurre a una decisione diversa».
L'articolo completo sulla Gazzetta del Sud, edizione di Catanzaro
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Caricamento commenti
Commenta la notizia