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Clan di Roccabernarda, quattordici condanne per 121 anni di carcere

Dai 24 anni inflitti al presunto boss Antonio Santo Bagnato alle condanne ben più lievi (un anno e sei mesi di reclusione ciascuno), per Domenico Colao e Salvatore Fonte. Così ha deciso il collegio del Tribunale di Crotone presieduto da Abigail Mellace (a latere Anna Cerreta e Odette Eronia) che ha concluso stamattina con la lettura della sentenza il primo grado del procedimento scaturito dall’inchiesta della Dda e dei carabinieri denominata Trigarium contro la cosca di Roccabernarda.

Quattordici le persone imputate nel processo nel quale è sfociata l’operazione messa a segno il 30 luglio 2018 con l’esecuzione di 11 arresti. E tutte sono state condannate dai giudici che hanno loro inflitto complessivamente 121 anni di e 9 mesi di carcere. Sette degli imputati sono stati assolti, ma solo per alcuni dei reati loro contestati.

Associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, danneggiamenti, abuso d'ufficio, falso ideologico. Questi i reati contestati dalla Direzione distrettuale antimafia, rappresentata stamattina in udienza dal pm Paolo Sirleo. Per la Dda la cosca di Roccabernarda sarebbe stata guidata da Antonio Santo Bagnato. Il quale, avrebbe elevato a locale di ’ndrangheta il suo gruppo criminale, togliendosi di torno un suo potenziale rivale: il 28enne Rocco Castiglione assassinato a colpi di fucile il 31 maggio del 2014, mentre era in compagnia del fratello Raffaele, sfuggito alla morte. Per quell’agguato è in corso il processo in Corte d’Assise a carico di Antonio Santo Bagnato, Antonio Marrazzo, Antonio Cianflone, Domenico Iaquinta, Michele Marrazzo e Gianluca Lonetto.

Queste le pene inflitte dai giudici: 24 anni e 6 mesi ad Antonio Santo Bagnato; 12 anni e 6 mesi al figlio Giuseppe Bagnato. Poi, 6 anni ed un mese di reclusione al collaboratore di giustizia Domenico Iaquinta, che ha permesso di fare luce sull’omicidio Castiglione del quale si è autoaccusato di aver partecipato ed altri fatti criminosi.

A seguire i giudici hanno inflitto 18 anni di reclusione ad Antonio Marrazzo; 16 anni e 8 mesi ad Antonio Cianflone;  14 anni e 3 mesi a Maurizio Bilotta;  12 anni e 6 mesi a Michele Marrazzo; 12 anni per Mario Riccio; 5 anni per Salvatore Aprigliano; 4 anni e 3 mesi ad Emanuele Valenti Carcea; 3 anni e 6 mesi di reclusione a Giovanni Iaquinta; 2 anni di reclusione a Luigi Piro; un anno e 6 mesi di reclusione ciascuno per Domenico Colao e Salvatore Fonte. A Colao, Piro e Fonte i giudici hanno concesso il beneficio della sospensione della pena.

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