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Soldi al giudice per scarcerare il boss, l'avvocato Veneto si difende: "Confuso con altri"

Il tribunale di Catanzaro

"Non sono per nulla nei guai, forse lo è qualcuno che aveva fatto male i suoi calcoli", così l'avvocato Armando Veneto rompe il silenzio dopo la pubblicazione degli atti posti dalla Dda di Catanzaro alla base dell'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione in atti giudiziari. Il presidente dell'unione Camere penali affida la sua replica a una nota stampa.

"Avevo scelto - spiega - di combattere la mia battaglia mantenendomi nella riservatezza, come ho fatto durante tutta la mia vita. Una ben orchestrata campagna di stampa me lo impedisce. Sono così costretto ad accettare la battaglia che non io, ma altri avevano lanciato». Poi “rassicura”: «Voglio subito dire ai miei tanti amici ed estimatori che non sono per nulla nei guai; forse lo è qualcuno che aveva fatto male i suoi calcoli".

L'avvocato Veneto passa ad analizzare anche il materiale dell'accusa: i verbali dell'avvocato pentito Vittorio Pisani e l'intercettazione captata nello studio dell'avvocato Minasi. «Sono in attesa - scrive Veneto - di essere ascoltato nella sede propria per conoscere, anzitutto perché mai dopo quasi sei anni nei quali i verbali del pentito Pisani sono rimasti a Reggio Calabria, essi sono emersi dal buio e sono stati trasmessi a Catanzaro, a seguito di “notizie di stampa”. E perché le stesse tecniche (“notizie di stampa” quale vettore) sono state usate per introdurre e rendere fruibili i malevoli commenti di Minasi». Il riferimento è alla trasmissione di questi atti dalla Dda di Reggio ai colleghi catanzaresi avvenuta dopo la pubblicazione di alcuni articoli sulla stampa locale.

«Voglio capire - continua Veneto - perché dalle notizie più calunniose sono stati espulsi i successivi rimaneggiamenti e le modifiche che hanno sgonfiato le tante malevoli chiacchiere. E cercare di capire perché non si utilizza la trascrizione del colloquio dei familiari di Gallo Rocco Gaetano con lo stesso (eseguita solo nel 2013, cioè dopo quattro anni) che chiarisce - finalmente - di cosa stessero parlando ad agosto 2009; trascrizione che dimostra come io sia stato confuso con altri e che non abbia nulla da fare con la corruzione di un giudice».

«Dopo aver compreso - aggiunge ancora l'avvocato Veneto - spiegherò dove andare a trovare la verità che “mi farà libero”, come scrive l'apologeta. Una verità nella quale non c'è spazio per un giovanotto (che ho denunciato per calunnia) al quale io, che avevo al tempo più di settanta anni, avrei comunicato ciò che a tutti gli altri andavo negando!». «Certo - conclude l'avvocato Veneto - per ottenere giustizia bisogna imbattersi in chi la voglia rendere: è questo il tema. Ed io intraprendo il cammino alla ricerca di un “costui” capace di tanto. Lo faccio con tutti coloro che sapranno dire “basta” ai poteri fuori controllo. Al fondo, combatto una battaglia di civiltà: come al solito, per tutti».

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