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Vendette e agguati nelle Preserre vibonesi, 7 condanne e 5 assoluzioni al processo Black Windows

Tribunale di Vibo

Si è concluso con sette condanne e cinque assoluzioni il processo, davanti al Tribunale collegiale di Vibo (presidente Tiziana Macrì) nato dall'operazione Black widows, scattata nell'aprile del 2018 e che poneva in luce uno spaccato di vendette e agguati nelle Preserre vibonesi.

In particolare gli imputati sono stati assolti per i presunti piani omicidiari che, secondo l'accusa, avevano ordito per vendicare l'assassinio di un loro congiunto, mentre in sei sono stati condannati per altri reati che venivano loro contestati. Nello specifico il Tribunale ha condannato a 5 anni e 8 mesi di reclusione Michele Nardo, 49 anni di Sorianello (avv. Salvatore Staiano e avv. Nazzareno Latassa) per il quale il pm aveva chiesto 12 anni e 6 mesi di detenzione. Identica condanna più 9mila euro di multa per Rosa Inzillo, 52 anni moglie di Nardo (avv. Latassa e avv. Marcello Scarmato) rispetto ai dieci anni e sei mesi di reclusione chiesti dal pubblico ministero.

Sei anni di carcere, invece (così come era stato richiesto dal pm) più diecimila e 300 euro di multa la condanna a carico di Viola Inzillo, di 54 anni, sorella di Rosa (avv. Latassa e avv. Vincenzo Cicino), mentre è di 4 anni e ottomila euro di multa la pena inflitta a Salvatore Emanuele, 26 anni di Gerocarne (avv. Pamela Tassone Tassone) per il quale il pm aveva chiesto quattro anni e 6 mesi più 6mila euro di multa, nonché a Ferdinando Bartone, 21 anni di Gerocarne (avv. Gianni Russano) a carico del quale erano stati chiesti 4 anni e 6mila euro di mula. E ancora a due anni più 4mila euro è stata condannata Teresa Inzillo, 57 anni (sorella di Rosa e Viola) mentre 10 mesi e 20 giorni più 4mila euro sono stati inflitti a Maria Rosa Battaglia, 86 anni di Sorianello, madre dei fratelli Inzillo (avv. Latassa e avv. Scarmato). Per madre e figlia il Tribunale ha dicharato la sospensione della pena. Gli imputati condannati, inoltre, sono stati interdetti in modo perpetuo dai pubblici uffici.

Sono stati invece assolti dai reati loro contestati Vincenzo Cocciolo, 32 anni di Gerocarne, nipote delle Inzillo (avv. Latassa e avv. Scarmato) per il quale il pm aveva chiesto 10 anni e 6 mesi di reclusione; Antonio (detto Tony) Farina, 45 anni di Soriano (avv. Tassone) - anche per lui il pm aveva richiesto 10 anni e sei mesi -; Gaetano Muller, 21 anni di Soriano (avv. Giuseppe Di Renzo) per il quale la richiesta di pena era stata di 6 anni e sei mesi. Assolto anche Domenico Inzillo, 63 anni di Francica (fratello di Rosa, Viola e Teresa) didfeso dall'avv. Scarmatyo e dall'av. Latassa (quattro anni e 4 mesi di reclusione, più 6mila euro, la richiesta a suo carico), nonché Michele Idà, 23 anni di Gerocarne (avv. Vincenzo Galeota e avv. Di Renzo) per il quale il pm aveva chiesto 4 anni 6 mesi e seimila euro. Per alcuni capi d'imputazione assolte le sorelle Rosa e Teresa Inzillo, nonché la loro madre. Restano in carcere, perché detenuti per altro Muller e Nardo.

Secondo quanto sostenuto dall’accusa gli Inzillo, a seguito della morte di Salvatore Inzillo, avrebbero ordito un piano di vendetta che, se portato a compimento, avrebbe spostato le dinamiche della faida tra gli Emanuele e i Loielo in favore dei primi. In pratica vicende familiari si sarebbero intersecate con altri interessi finalizzati al predominio nell’area tra Sorianello-Soriano-Gerocarne dove il tutto sarebbe da leggere nell’ambito del complesso quadro della locale di ’ndrangheta di Ariola caratterizzata anche da una sanguinaria guerra tra gruppi rivali.

Comunque sia il tentato omicidio, a vario titolo contestato agli imputati, quello di Giovanni Alessandro (Alex) Nesci bersaglio di ben tre agguati tra il 16 novembre 2011 e il 28 luglio dello scorso anno, quest’ultimo compiuto mentre il giovane era in compagnia del fratellino con sindrome di Down rimasto anch’egli ferito. Piano di morte che sarebbe stato organizzato per vendicare l’assassinio di Salvatore Inzillo. Altra imboscata, inoltre, sarebbe stata pianificata sempre nei confronti di Alex Nesci, del padre Angelo o di altri familiari.

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