I giudici del Tribunale di Catanzaro hanno confermato la misura della sorveglianza speciale decisa il 21 marzo 2016 a carico di un pregiudicato di Lamezia Terme, per la durata complessiva di cinque anni. La misura era stata sospesa in conseguenza alla detenzione dell'uomo.
La legislazione antimafia prevede, infatti, la sospensione dell'esecuzione della sorveglianza speciale in caso di detenzione per l'espiazione di una pena e, alla fine della detenzione, qualora la pena abbia avuto la durata di almeno due anni, la necessità che il Tribunale provveda a verificare la persistenza della pericolosità sociale.
I giudici della Sezione Misure di prevenzione, in merito all'istanza di rivalutazione circa la persistenza della pericolosità sociale depositata dalla Divisione Anticrimine della questura di Catanzaro, hanno ritenuto che il breve periodo di tempo trascorso in stato di libertà non può ritenersi sufficiente a dimostrare la totale perdita di contatto dell'uomo con gli ambienti della criminalità organizzata, anche in considerazione del fatto che nel passato non ha dimostrato di aver mutato il proprio stile di vita.
Pertanto i giudici, ritenendolo che l'esponente di spicco della cosca Giampà attiva a Lamezia Terme, tratto in arresto nell'ambito delle operazioni "Medusa" e "Perseo", non abbia mai reciso i suoi legami con la cosca di appartenenza, hanno ordinato l'esecuzione della misura della sorveglianza speciale. Previste alcune restrizioni della libertà personale, come il divieto di uscire di casa in orari serali, il divieto di frequentare pregiudicati e di allontanarsi dal comune di residenza senza autorizzazione.
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