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Viaggio nel trasporto pubblico a Catanzaro, cosa accade nei bus della città

Le ultime misure governative per il contenimento della diffusione della Covid-19 si sono concentrate, almeno nelle intenzioni, su bar e ristorazione, disegnati come principali teatri delle occasioni di contagio. Ma a farsi strada è la discussione sulla ratio alla base del provvedimento, soprattutto se posto a confronto con servizi e attività che, per propria natura, portano le distanze interpersonali a ridursi sensibilmente sotto ai livelli prescritti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Sui social network serpeggia così il malcontento per le circostanze in cui i cittadini si trovano a fruire del trasporto pubblico locale.

Tra scatti fotografici che denunciano assembramenti e commenti al vetriolo, anche in una città che non è una metropoli qual è Catanzaro, il tema è di strettissima attualità tanto da assurgere a parametro di confronto principale per ogni misura atta a ridurre i contagi che venga presa o non presa dalla politica: «Un governo che fa un decreto al mese perché non sanno che pesci prendere e poi lasciano che gli autobus risultano pieni», commenta amaro un utente Facebook sulla pagina social di un gruppo di cittadini. «Non si respira», scrive un altro utente dopo aver condiviso la fotografia di un autobus evidentemente pieno e chiede retoricamente: «Ma quanto costerebbe aggiungere una corsa in più il sabato sera?». È quindi un argomento al centro dell'attenzione di genitori preoccupati per gli autobus affollati negli orari di ingresso e uscita da scuola; di universitari che devono raggiungere il campus; di persone che per esigenze sanitarie devono recarsi in ospedale o al Policlinico.

L'edizione integrale dell'articolo è disponibile sull'edizione cartacea della Gazzetta del Sud - edizione di Catanzaro

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