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Covid nel Vibonese, paura tra i sindaci travolti dai ritardi: è corsa all’acquisto dei kit

Due vite spezzate in neanche ventiquattr'ore. La quarta vittima dell'ultima settimana, la quattordicesima da inizio pandemia. Oltre 500 attualmente positivi. Non sono numeri. Sono storie, volti, sofferenze di un'emergenza sanitaria che sta travolgendo il Vibonese. La provincia appena sfiorata dalla prima ondata e che si è fatta trovare inerme nella seconda. Così, sono i numeri che diventano protagonisti, loro malgrado. Quelli del contagio, dei decessi che ora fanno paura. Perché corre il virus, si insinua nelle famiglie, colpisce indistintamente e si accanisce contro le persone più fragili. Poco personale, strutture inadeguate: quanto basta per mandare in tilt il tracciamento: la vera arma contro l'espandersi del contagio. Ma, a quanto pare, è con le armi spuntate che la provincia si è trovata a gestire l'emergenza: da un lato i medici negli ospedali, dall'altro i sindaci che provano ad attrezzarsi. E sono tanti, infatti che stanno provvedendo ad acquistare tamponi rapidi. Un modo per... tamponare i ritardi dell'Asp.

E su questa strada si sono mossi i sindaci di Fabrizia, di Arena, di Dasà e anche Serra che in ultimo ha annunciato l'acquisto di 500 test. Resta, però, la confusione che si sta generando, come sottolineato nei giorni scorsi anche dal sindaco di Mileto che, dal canto suo, manifestava preoccupazione per la mole di test antigenici positivi di cui si rischiava di perdere traccia. Ma c'è di più, come accaduto a Pizzo, dove due pensionati sono stati costretti a chiamare i carabinieri per avere una risposta. Uno dei due anche malato oncologico, da 14 giorni in attesa dell'esito del tampone per poter riprendere le sue terapie salva-vita- E peggio ancora quanto accaduto alla 55enne di Sant'Onofrio deceduta venerdì che l'esito del tampone lo ha ricevuto poco prima di morire.

 

L'edizione integrale dell'articolo è disponibile sull'edizione cartacea della Gazzetta del Sud - edizione di Catanzaro.

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