Il braccio di ferro sulla (ri)apertura delle scuole di Vibo è iniziato da tempo. E il passaggio della regione, dalla zona rossa a quella arancione, già dalla giornata di ieri, non ha fatto altro che infuocare lo scontro. Un gioco delle parti a tratti stucchevole, tra rigoristi e negazionisti, che probabilmente elude le principali questioni da risolvere, quei nodi al pettine che, oggi forse più che nello scorso mese di settembre, alimenta il dibattito intorno alla Dad. Dal giorno in cui il Tar ha sospeso l'ordinanza di chiusura regionale degli istituti, è stato, infatti, un susseguirsi di decisioni che i Comuni hanno iniziato ad assumere autonomamente facendo valere le ragioni dell'una o dell'altra corrente di pensiero. Così qualcuno è già ripartito, altri si apprestano a farlo, mentre c'è chi non immagina lontanamente di riportare gli allievi tra i banchi.
Nel Vibonese, addirittura, sette primi cittadini si erano schierati per la riapertura degli istituti e tra questi, i sindaci di Tropea, Giovanni Macrì; di Soriano, Vincenzo Bartone; di Drapia Alessandro Porcelli e di Nicotera, Giuseppe Marasco. Obiettivo? Riaprire i rispettivi comprensivi - nella fattispecie la scuola dell'Infanzia, la scuola primaria ed il primo anno della scuola secondaria di secondo grado - sulla base di quanto previsto dal Dpcm del governo per le zone rosse. Venuto meno quel vincolo, sarebbe possibile mandare in classe anche gli allievi della seconda e della terza classe della scuola media. In effetti, si tratta di un'opportunità importante ma di un rischio incalcolabile.
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