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Crotone, il pm racconta gli affari dei Farao-Maricola

Il sostituto procuratore della Dda ha iniziato la sua requisitoria al processo scaturito dall’inchiesta “Stige”

Il sostituto procuratore della Dda Domenico Guarascio

La cosca Farao-Marincola di Cirò Marina? «Un enorme ente mafioso con una capacità ordinatoria, per cui certe persone rispondono a determinate esigenze». I collaboratori di giustizia? «Hanno specificato il “core business” del clan, ovvero le attività produttive come le pescherie, i prodotti da forno, il vino e i lidi balneari». E poi, sull’esportazione dei prodotti agricoli all’estero? «La Germania se la stanno mangiando tutta». Sono alcuni passi del lungo intervento col quale ha iniziato la sua requisitoria il pubblico ministero della Dda di Catanzaro, Domenico Guarascio davanti al Tribunale di Crotone. Con l’intervento del Pm, si avvia a conclusione il processo di rito ordinario scaturito dall’inchiesta “Stige” coordinata dalla Procura distrettuale. Ieri il magistrato in oltre quattro ore di discussione (la richiesta delle condanne è prevista per domani) davanti al collegio presieduto da Massimo Forciniti (a latere Elvezia Cordasco e Davide Rizzuti), ha ripercorso in buona parte le contestazioni che la Dda rivolge ai presunti esponenti e fiancheggiatori della “locale” cirotana. L’operazione, scattata il 9 gennaio 2018 con l’esecuzione di 169 misure cautelari da parte dei carabinieri, ha fatto luce sulle presunte attività illecite della ‘ndrina: dall’ipotizzata collusione con alcuni esponenti della politica locale ai legami col mondo dell’imprenditoria. Alla sbarra in Tribunale (gli altri hanno optato per il rito abbreviato), sono finiti 78 imputati, accusati a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione, peculato e danneggiamento.

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