Arrestato dai carabinieri il latitante Rosario Pugliese, 54 anni, di Vibo Valentia, sfuggito il 19 dicembre 2019 dalla maxi-operazione antimafia Scotto Rinascita della Dda di Catanzaro. Rosario Pugliese, detto “Saro Cassarola”, è accusato di essere il capo ed il promotore dell’omonima 'ndrina che a Vibo Valentia controlla il quartiere Affaccio. Per lui, oltre che l’associazione mafiosa con il ruolo di promotore una volta staccatosi dalla cosca-madre rappresentata dal clan Lo Bianco, anche l’accusa di intestazione fittizia di beni, estorsione ed usura. Attivo anche nel settore delle pompe funebri, Rosario Pugliese è uno dei principali imputati dell’operazione Rinascita-Scott.
«Le attività investigative - ha sottolineato la Dda nell’operazione Rinascita-Scott - dimostrano che il clan Lo Bianco ha ottenuto pure il pieno controllo del bar (totalmente abusivo e irregolare) all’interno dello stadio di Vibo, grazie alla concessione dalla società calcistica. Fra i gestori, Rosario Pugliese e Orazio Lo Bianco. «In tale contesto Rosario Pugliese - spiega la Dda - vantava l’appoggio del presidente della Vibonese calcio in persona a perorare la causa per la riapertura del bar». Rosario Pugliese era negli ultimi tempi entrato in conflitto con un altro clan di Vibo Valentia, quello dei Macrì-Pardea-Camillò che ne aveva pianificato l’omicidio».
La cattura e le dichiarazioni di Gratteri
Era uno dei sei latitanti, sfuggito all’arresto in seguito all’imponente inchiesta Scott-Rinascita del 19 dicembre 2019. Rosario Pugliese, a capo della potente ‘ndrina dei “Cassarola” è stato trovato ed arrestato stanotte alle 4 in una palazzina di Bivona, frazione Marina di Vibo Valentia. Solo, senza armi e senza alcun apparecchio tra cellulari e pc. Aveva con sé solo del contante, duemila euro. Rosario Pugliese, all’arrivo dei carabinieri e dei militari, ha fatto scena muta mentre una volta arrivato a Vibo arrivato al comando provinciale ha ricevuto gli applausi dei parenti, circa una quarantina.
Il procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri: «Essere latitanti sul proprio territorio e’ una forma di esternazione del potere. Noi siamo sul pezzo. Si tratta di una notizia importante che dimostra come le forze dell’ordine non si fermano. Un grosso step che arriva dopo la tenuta a livello probatorio della nostra indagine. Quello di oggi è l’ennesimo colpo inferto alla criminalità vibonese dalle forze dell’ordine che non si adagiano sugli allori ma continuano a lavorare sul piano investigativo». A dirlo è stato il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri incontrando i giornalisti dopo l’arresto del latitante Rosario Pugliese ricercato per l’inchiesta Scott-Rinascita e rinviato a giudizio due giorni fa insieme ad altri 354 imputati.
«Non era concepibile -ha aggiunto - che su questo territorio ci potessero essere latitanti di rilevante spessore. Per noi la priorità è anche questo per due ovvi motivi: sono soggetti pericolosi in quanto fuori controllo e necessitano di protezione e tale esigenza può portarli a minacciare le persone; il secondo aspetto è che essere latitanti sul proprio territorio significa esternazione del potere, forma di arroganza, quindi per noi è un valore aggiunto e dimostra che noi ci siamo».
Insieme al procuratore Gratteri, presenti il comandante provinciale dei carabinieri Bruno Capece e il capitano Alessandro Bui.
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