Già chiamarlo “nuovo ospedale” ha il sapore della beffa. Ma a fare più male è certamente il... danno. Perché quattordici anni dopo non sono più nuove, infatti, neanche le prime pietre. La certezza è solo che con il sequestro del cantiere delle opere complementari eseguito mercoledì sia stata posta la base per evitare una sciagura. Così come il sequestro ha squarciato l’altro velo: non ci sono state commissioni, sopralluoghi né passerelle che, in questi anni, abbiano saputo incidere. Così, l’indomani resta l’amarezza. Lo sanno bene i sindacati, come la Cgil e la Uil che sull’opera negli anni hanno cercato di tenere alta l’attenzione.
«Quella per la costruzione del nuovo ospedale per il nostro sindacato – spiega Enzo Scalese, segretario generale della Cgil Area Vasta – è una delle più sofferte battaglie condotte negli anni per la tutela dei bisogni e della qualità di salute dei cittadini vibonesi». Dunque con la notizia del sequestro e la contestuale notifica di sette avvisi di garanzia, «si scrive un’altra brutta pagina di una delle storie più districate e complesse tra quelle che raccontano di investimenti pubblici nella provincia vibonese». Poi l'appello del segretario della Uil Pasquale Barbalaco al commissario Longo e al prefetto Zito «affinché il territorio vibonese sia tra le assolute priorità».
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