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Soverato, estorsioni sulla jonica: diciotto anni al killer dell’appuntato Lio

La sentenza dell’inchiesta “Showdown 3”. I giudici hanno emesso sette condanne e cinque assoluzioni

Il palazzo di giustizia "Francesco Ferlaino" di Catanzaro

Si conclude con sette condanne e cinque assoluzioni il processo di primo grado scaturito dall’inchiesta “Showdown 3” contro le cosche soveratesi e delle Preserre. Si tratta di uno dei tre filoni con i quali la Dda del capoluogo ha smantellato uno dopo l’altro i clan che per decenni hanno gestito i traffici illeciti della costa jonica, mettendo anche le mani su attività economiche e commerciali, sfibrate da estorsioni continue, andando altresì a controllare parte dei più rilevanti appalti pubblici, tra i quali pure quelli della Trasversale delle Serre. La sentenza del Tribunale ha sancito la condanna a diciotto anni di reclusione per Massimiliano Sestito; quattro anni e sei mesi all’ex carabiniere Vincenzo Alcaro; tre anni e seimila euro di multa ad Alberto Sia; tre anni e seimila euro di multa per Patrick Vitale; due anni a Davide Sestito; sei anni e seimila euro di multa per Michele Lentini; cinque a carico di Fiorito Procopio. Il capitolo assoluzioni si presenta differenziato: formula piena per Antonino Renda, assolto perché il fatto non sussiste; stesso discorso per Francesco Salvatore Chiera, Luciano Ussia e Valter Di Masi perché il fatto non costituisce reato; Pio Luigi Milordi per non aver commesso il fatto. Assoluzioni per singoli capi anche per gli imputati condannati: Alcaro, Sia e Vitale sono stati assolti dal reato di detenzione di arma da guerra; Lentini e Procopio dall’intestazione fittizia di beni.

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