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Scott-Rinascita, primo giorno del maxiprocesso. Gratteri: “Segnale forte”

Alla sbarra, nell'aula bunker di Lamezia, 325 imputati appartenenti ai clan del Vibonese. Presente anche il presidente della commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra: “Doveroso essere qui”

«Il maxiprocesso è un segnale forte, la gente può fidarsi». Parole pronunciate dal procuratore Nicola Gratteri nel primo giorno di Scott-Rinascita. Il processo è iniziato fra misure di sicurezza imponenti, a Lamezia Terme, nell’aula bunker della Corte d’Appello di Catanzaro, realizzata nell’area industriale della città. Alla sbarra i clan della 'ndrangheta nel Vibonese per un totale di 325 imputati a cui si aggiungeranno altre 4 persone già a processo con il giudizio immediato. Fra loro l’avvocato ed ex parlamentare Giancarlo Pittelli, mentre per altri 91 imputati si aprirà il rito abbreviato il 27 gennaio prossimo. Il processo si svolge alla presenza di inviati della stampa nazionale ed estera. Allestita anche una postazione Covid con personale del 118. Ingressi contingentati e separati per magistrati, giornalisti, avvocati e imputati a piede libero. Due i perimetri di sicurezza previsti intorno all’edificio, uno al cancello d’ingresso e l’altro per accedere all’aula bunker.

Le testimonianze

Cinque i testimoni di giustizia chiamati a deporre, 58 i pentiti appartenenti alla 'ndrangheta ma anche alla malavita pugliese e a Cosa Nostra siciliana. Le parti offese individuate dalla Procura distrettuale sono 224, ma meno di 30 si sono costituite parti civili e fra loro figurano diversi Comuni del Vibonese. I capi di imputazione sono in totale 438. Circa 600 gli avvocati impegnati nel collegio di difesa degli imputati

Gratteri sul processo

«Questo processo è importante per tanti aspetti. L’essere riusciti a celebrare qui il dibattimento vuol dire che i calabresi non sono il popolo delle incompiute e che quando ci si siede allo stesso tavolo e si è tutti dalla stessa parte è possibile realizzare opere complete dove si realizza una grande efficienza». Così il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri al suo arrivo nella
nuova aula bunker di Lamezia Terme. «Questa - ha aggiunto - è un’aula bunker attrezzata in base alle normative anti Covid. C'è il massimo della tecnologia disponibile, c'è la possibilità di fare 150 video collegamenti in contemporanea e può contenere oltre 1000 persone a distanza di sicurezza contro il Covid. Inoltre è importante che il processo si celebri in Calabria dove è avvenuta, dal nostro punto di vista, la commissione dei reati. È un segnale anche perché la gente deve e può campire, senza libi per nessuno, che si può fidare di noi, che possiamo dare delle risposte. Prova ne è che negli ultimi ani c'è stato un grande avvicinamento delle persone che hanno denunciato».

La Calabria che riparte

«È fondamentale - ha detto poi Gratteri - avere voluto e ottenuto di fare questo processo in Calabria. Dal giorno successivo agli arresti abbiamo cominciato a fare richieste al ministero per avere un’aula bunker, una struttura adeguata e idonea all’importanza della Calabria e dei calabresi perché dobbiamo dimostrare di essere capaci ed efficienti. Narrazione negativa della Calabria? Per me è importante che ognuno faccia bene il proprio lavoro e che narriamo la realtà senza edulcorarla».

Morra presente

«Mi ritrovo in aula, al momento solo fra gli esponenti politici, per l’inizio di un processo importantissimo che si celebra in un’aula bunker di uno stabile inutilizzato, come purtroppo tanti in Calabria, e riconvertito per avere un’aula di udienza funzionale. Non è solo un processo alla 'ndrangheta ma anche ai colletti bianchi». Lo ha detto il presidente della commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra. «Come presidente della Commissione parlamentare antimafia - ha aggiunto Morra - era importante oggi essere qui. Oggi le mafie agiscono in silenzio, spesso in rapporti con la massoneria deviata che chi in passato ha provato a contrastare - vedi De Magistris proprio in Calabria - ha pagato a caro prezzo. La mafia intesse relazioni con il potere e per questo è sempre più forte».

Tre giudici si astengono

La presidente del Tribunale collegiale di Vibo Valentia, Tiziana Macrì, dinnanzi al quale si è aperto stamane il processo Scott-Rinascita, si è astenuta dalla prosecuzione del procedimento prendendo atto della ricusazione decisa nei giorni scorsi nei suoi confronti dalla Corte d’Appello di Catanzaro in accoglimento di una richiesta della Dda. Astensione anche per i due giudici a latere del processo, Brigida Cavasina e Gilda Romano che, nell’ottobre scorso, per ragioni diverse, hanno emesso una sentenza nei confronti del clan Soriano di Filandari, in cui erano confluiti anche alcuni atti dell’inchiesta Rinascita. Spetterà ora al presidente del Tribunale di Vibo, Antonino Di Matteo, individuare dei nuovi giudici compatibili con la trattazione del processo. La ricusazione del presidente Macrì è stata presentata dalla Dda in quanto, come Gip distrettuale, il magistrato aveva autorizzato intercettazioni nei confronti di uno degli indagati.

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