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Catanzaro, le mani sul business della pandemia

Gallo rifornì di mascherine la Regione e numerosi Enti

La Guardia di Finanza davanti al Tribunale di Catanzaro

L’emergenza sanitaria legata alla pandemia da Covid 19 si era trasformata in un business da centinaia di migliaia di euro per Antonio Gallo ritenuto il «braccio imprenditoriale» delle cosche crotonesi. Agli atti dell’inchiesta “Basso profilo”, che ha portato al suo arresto, viene allegata una nota della Prefettura di Catanzaro datata 17 giugno 2020. In quel documento si evidenzia che «in occasione dell’emergenza Covid l’impresa Antinfortunistica Gallo ha ricevuto affidamenti diretti per la fornitura di Dispositivi di protezione individuale da enti pubblici e partecipate. L’elenco è abbastanza lungo. Con ordine diretto hanno hanno acquistato tute, mascherine e altri tipi di Dpi: la società partecipata del Comune di Catanzaro Amc, la Lamezia Multiservizi, la Akrea, la Sorical, i Comuni di Campo Calabro, Ciminà e Crotone, la Usl dell’Emilia Romagna e poi l’azienda ospedaliera Mater Domini e l’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro. L’unico ente a fare l’acquisto tramite trattativa Mepa è stata l’Agenzia delle Dogane, ma soprattutto c’è un unico ente che ha effettuato l’acquisto con procedura d’urgenza: la Regione Calabria. Proprio la Cittadella risulta inoltre l’amministrazione che ha speso di più con l’azienda di Gallo, ben 113mila euro. Poco meno di 55mila euro sono invece i soldi sborsati per Dpi di Gallo dalla Mater Domini.

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