La città nella città, il porto volano dello sviluppo... il turismo, le industrie (sparite nel nulla) è così via. Negli anni tante chiacchiere e svariati progetti andati regolarmente in fumo hanno affossato l’immagine di Vibo Marina. La frazione costiera è stata regolarmente boicottata dalla classe politica. Con regolarità a comizi e piazze piene hanno fatto da contraltare le immagini di una cattedrale nel deserto, un ibrido tra la vocazione turistica rimasta un’ambizione e quella industriale progressivamente svanita, con l’addio delle multinazionali. Bene, oggi non si parla più nemmeno di questo, con lo sguardo verso Vibo Marina e le frazioni costiere gli cadono su una cittadina che una frana è riuscita pressoché ad isolare, rendendo i suoi abitanti privi di quei pochi servizi essenziali per la sopravvivenza. Oggi a Vibo Marina, non si fa più nemmeno cenno allo sviluppo turistico mancato che è stato quasi passivamente accettato dalla gente, ma i residenti chiedono, nientemeno, un ambulanza del 118. Una città lontanissima dalla città pretende quantomeno «una postazione fissa di pronto soccorso», in parole povere, perché raggiungere l’ospedale, con la chiusura della Statale 18, è diventata un’impresa titanica. Un tragitto medio di 15 minuti, via Longobardi, si è infatti più che raddoppiato. E la gente è disperata, specie alla luce di una prospettiva tutt’altro che rosea.
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