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Falsi diplomi e attestati a Vibo, gli indagati respingono le accuse

Avviati ieri gli interrogatori di garanzia da parte del gip Mario Miele

Gli indagati si difendono. Hanno risposto punto su punto alle contestazioni del gip Mario Miele alla presenza dei loro avvocati. Hanno rappresentato tutte le loro spiegazioni provando a ribaltare il castello probatorio costruito dagli inquirenti; spetta in ogni caso al gip verificare se le spiegazioni siano stati convincenti o meno alla luce di tutto il materiale raccolto nella fase delle indagini dalla Procura della Repubblica e dai carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia.
Hanno risposto alle domande tutti i componenti della famiglia Licata a cui fa capo l’Accademia Fidia di Stefanaconi, ritenuta dagli inquirenti il centro di tutte le operazioni per il rilascio di diplomi ed attestati dietro congrui corrispettivi di denaro. Davanti al gip sono comparsi tutti coloro i quali sono stati ricevuti da ordine di custodia cautelare in carcere: Davide Pietro Licata, difeso dagli avvocati Giovanni Vecchio e Giuseppe Di Renzo; i suoi fratelli Jgor Vincenzo Licata (avvocati Giovanni Marafioti, Raffaele Masciari e Francesco Lione) e Dimitri Maria Giorgia Licata (avvocati Diego Brancia e Giovanni Vecchio). Insieme a loro interrogatorio di garanzia anche per Carmine Caratozzolo (avvocato Domenico Malvaso) e Maurizio Piscitelli (avvocati Salvatore Tormincasa e Ugo Le Donne). Sarà sentito fra qualche giorno, invece, Michele Licata, attualmente ai domiciliari in ospedale a causa delle sue condizioni di salute.

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