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Lamezia Terme, don Panizza: noi non molliamo

Parla il presidente della “Progetto Sud” dopo l’ennesimo atto intimidatorio ai danni degli operatori

Don Giacomo Panizza

«Non so che gente sia. Sta accadendo qualcosa di cui non sappiamo darci una spiegazione. Lasciamo lavorare la Dda. Aspettiamo che ci dicano se si tratti della stessa mano». Don Giacomo Panizza commenta così l'ennesima intimidazione ai danni della sua comunità. Mercoledì pomeriggio, infatti, così come anticipato ieri dalla Gazzetta del Sud, ignoti hanno squarciato gli pneumatici dell'auto di un'operatrice che lavora a “Pensieri e parole”, l'immobile confiscato alla famiglia Torcasio in via dei Bizantini. Nel cuore di Capizzaglie. L'ennesima intimidazione a danno di chi opera, quotidianamente, al fianco degli ultimi. In un bene simbolo della lotta alla criminalità dove, grazie alla comunità “Progetto Sud” di don Giacomo Panizza, è germogliata la legalità. «Non riusciamo a capire cosa stia avvenendo – spiega alla Gazzetta don Panizza – davanti a questa casa, ci sono sempre state le bombe e i proiettili, chiari avvertimenti mafiosi. Questa volta non stanno colpendo me, ma direttamente i collaboratori. C'è una somma di cose che non sappiamo se siano collegate oppure no». Il riferimento è anche alla pistola giocattolo rinvenuta nei giorni scorsi davanti all'ingresso di “Sintonia” in via Reillo, struttura che si occupa di persone con disabilità. Anche su questo episodio sono state avviate le indagini. Così come per gli pneumatici squarciati a sei operatori nelle ultime due settimane.

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