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Neonato con ustioni a Napoli, lettera del sacerdote della casa famiglia di Cirò Marina

La casa famiglia ospita due figlioletti della coppia, uno di 18 mesi, l’altra di quattro anni , da gennaio 2020, quando, ai genitori è stata sospesa la potestà genitoriale

Don Antonio Mazzone

Don Antonio Mazzone, responsabile della casa famiglia “Padre Pio” di Cirò Marina, ha scritto una lettera a Vincenzino, il neonato di Portici attualmente è ricoverato al Santobono di Napoli con gravi ustioni. I genitori sono stati arrestati con l’accusa di maltrattamenti L’ipotesi terribile è che, la madre abbia lavato il piccino con prodotti non adatti, come la candeggina, o sia ricorsa all’ acqua bollente. La casa famiglia cirotana, ospita due figlioletti della coppia, uno di 18 mesi, l’altra di quattro anni , da gennaio 2020, quando, ai genitori è stata sospesa la potestà genitoriale. La madre, venne fermata dai carabinieri a Cariati mentre vagava per strada con i figli in preda ad una sorta di delirio.

«Caro Vincenzino - scrive Don Mazzone, che cura amorevolmente i piccoli ospiti della struttura che ha fondato, durante la sua lunga guida della Parrocchia di San Nicodemo - non hai nemmeno visto la luce del sole e ti sei trovato catapultato al centro di una tragedia nella tragedia in pasto, insieme ad Alessandra e Concetto, tuoi genitori, ad un giallo mediatico che ai tuoi ha tolto ogni dignità; perché i tuoi genitori sono stati denudati come Cristo sulla croce. Ti scrivo perché in parte ti appartengo e mi appartieni: sono l’affidatario, insieme ad un team di professionisti, dei tuoi due fratellini più grandi che tu non conosci e che forse non conoscerai mai. Sono due fratellini bellissimi, tua madre mi diceva, con una punta di orgoglio, che somigliavano a lei. Penso che anche tu sia bellissimo. I tuoi genitori ti hanno dato un nome e per me resta quello, perché sono convinto che nella vita potrai pure non invocare un santo ma certamente invocherai tua madre. La mamma non può essere sostituita!» – osserva l’anziano sacerdote.

«Un anno fa – afferma l’ex parroco - ho avuto la possibilità di confrontarmi con i tuoi genitori per questo so che non lo avrebbero mai eliminato. L’attenzione che richiedevano a noi, ed a me in modo particolare, per i due fratellini era di genitori innamorati e premurosi. Tua madre chiedeva sempre della salute, dei pasti, i farmaci necessari da usare in eventuali raffreddori. Il fratellino più piccolo è alquanto robusto e tuo padre lo chiamava scherzosamente “chiattone” mentre tua madre mi raccomandava di non dare molta pasta e molta carne ed io di rimando la tranquillizzavo assicurandola che tutto si faceva dietro indicazione del pediatra. Vincenzino, gioia del nonno, così mi chiamano i tuoi fratellini, i tuoi genitori avevano un desiderio grande, poter riavere i figli perché, diceva tua madre, “i figli sono delle mamme”. Hanno espresso il desiderio di venire qualche giorno da me a stare insieme con i figli. In una telefonata tua madre mi ha detto: “Don Antonio, quando mi daranno i miei bambini me li dovete portare voi a casa e dobbiamo fare una bella festa”».

«Non abbiamo saputo cogliere – conclude Don Antonio - i segnali di aiuto che i tuoi genitori, attraverso il loro peregrinare lanciavano verso di noi spettatori distratti ed egoisti chiusi nei nostri affanni e nelle nostre pene. Perdonaci Vincenzino e ti auguro che la brutta storia abbia un lieto fine; penso che non avremmo modo di vederci, ma ti vedrò riflesso negli occhi azzurri del fratellino più grande e pregherò per tutti voi perché il “sogno” si avveri. Dio non abbandona nessuno. Bacini, gioia».

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