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Vibo, i furbetti del reddito di cittadinanza. 23 indagati, tra loro anche 'ndranghetisti

Operazione di carabinieri e Guardia di finanza. Sequestrati più di 80 mila euro: tra i soggetti figurano persone sottoposte a misure cautelari personali per reati particolarmente gravi

La Procura della Repubblica di Vibo Valentia, nell’ambito dell’attività finalizzata a verificare la regolarità della fruizione del c.d. “reddito di cittadinanza”, introdotto dal decreto-legge 28 gennaio 2019, n.4., ha richiesto ed ottenuto dall’Ufficio Gip del Tribunale di Vibo Valentia l’emissione di un sequestro preventivo finalizzato a sottoporre a vincolo reale le somme di denaro indebitamente percepite da parte di soggetti residenti nella provincia di Vibo Valentia.

L’indagine ha evidenziato come 23 soggetti, residenti nella provincia di Vibo Valentia, hanno indebitamente percepito il sussidio economico rendendo false dichiarazioni all’atto della richiesta, ovvero omettendo di comunicare informazioni dovute e rilevanti ai fini della revoca entro i termini previsti, durante l’erogazione del beneficio.

Sequestrati 80mila euro

Il sequestro, per un totale di euro 80.672,53, eseguito in data odierna da personale della sezione di polizia giudiziaria– aliquote carabinieri e Guardia di finanza,  dal nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Vibo Valentia e dalle stazioni dei carabinieri del comando provinciale di Vibo Valentia, è stato notificato ai soggetti ritenuti responsabili del reato di cui all’art. 7 decreto-legge 28 gennaio 2019 n.4, i quali avevano richiesto ed ottenuto il sussidio economico.

Tra gli indagati soggetti sottoposti a misure cautelari per vari reati

Più in particolare, è stato rilevato che i beneficiari, all’atto di presentazione della domanda o durante l’erogazione del beneficio stesso, avevano omesso di comunicare di essere sottoposti a misura cautelare personale, anche a seguito di convalida dell’arresto o del fermo. Tra gli indagati figurano soggetti che all’atto dell’inoltro della domanda alla sede dell’INPS o comunque durante l’erogazione del beneficio, erano stati sottoposti a misure cautelari personali per reati particolarmente gravi, quali associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, rapina, violazione di norme in materia di armi, sostanze stupefacenti ed atti persecutori.

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