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Catanzaro, la disperata resistenza dei ristoratori

Le storie dei titolari dei locali costretti ad abbassare le serrande per l’emergenza sanitaria

«Io da ieri ho riaperto. Non ho da perdere più nulla», è l'affermazione di Alex Tolomeo del Paddy's Club House che fa intendere l'amarezza vissuta dai tanti gestori di locali. Giovani o persone più avanti con l'età, in ogni caso individui che hanno investito nelle loro attività, hanno lottato per realizzare un sogno e non ci stanno a veder svanire tutto come sabbia nelle mani. «Vedo assembramenti nei supermercati – continua Alex – nei negozi di cinesi e non ho nulla contro di loro, ma perché noi dobbiamo stare chiusi? Mi sarebbe piaciuto promuovere un’azione comune con gli altri ristoratori ma, purtroppo, manca la rete tra noi».
La pensa diversamente Antonio Alfieri del Tortuga: «Qualsiasi forma di protesta è ora una zappa sui piedi. Conviene in questo momento stare chiusi. Gli ultimi ristori sono arrivati tra dicembre e gennaio e con i nuovi parametri del Governo Draghi molti non rientriamo e, quindi, non ci aspettiamo qualcosa. Io ne sto approfittando per fare alcuni lavori al locale, cercando di prepararmi ad un’auspicata ripresa economica».

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