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Pizzo, sulla nuova chiesa "tutti devono mangiare"

Le forniture di calcestruzzo contese tra ditte sponsorizzate dai Bonavota di Sant’Onofrio e gli Anello di Filadelfia

Il cantiere di via Nazionale a Pizzo dove è in corso la costruzione della chiesa “Risurrezione di Gesù”

Le mani delle cosche anche nei lavori di realizzazione del nuovo complesso parrocchiale “Risurrezione di Gesù” a Pizzo e in altri cantieri per lavori di importo minore quali quelli al cimitero, sempre di Pizzo, o della scuola primaria di Daffinà, frazione di Zambrone. Offre anche uno spaccato relativo all’ingerenza delle cosche nel settore edile la recente inchiesta “Petrolmafie spa” in cui sono confluite le risultanze delle indagini coordinate, oltre che dalla Dda di Roma anche di quelle di Napoli, Catanzaro e Reggio Calabria. Relativamente alla realizzanda nuova chiesa di Pizzo – l’appalto è stato a suo tempo assegnato alla Cooper Poro che nell’agosto del 2019 subiva un attentato incendiario – considerata la somma sul piatto (oltre 4 milioni e mezzo di euro) ci sarebbe stata una vera e propria lotta per l’accaparramento delle forniture, tanto che per dirimere le controversie sarebbe stato investito della questione il capo dei capi, ovvero il “Supremo” Luigi Mancuso, tramite l’imprenditore Giuseppe D’Amico di Piscopio, anch’egli raggiunto dal provvedimento di fermo della Dda. Quest’ultimo – secondo gli inquirenti – avrebbe orientato la propria attività imprenditoriale «in funzione della volontà espressa dalla famiglia Mancuso» per la quale si sarebbe fatto latore di imbasciate – soprattutto da parte di Luigi Mancuso e del suo fedelissimo Pasquale Gallone – ed avrebbe condizionato, sempre in funzione della volontà espressa dai Mancuso – anche l’attività di altri imprenditori espressione di altri gruppi criminali.

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