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Guardavalle, gli “affari” dei Gallace in Toscana

La cosca, colpita da due inchieste parallele, aveva esteso i suoi tentacoli nell’Aretino

Gli uomini della Guardia di Finanza durante l'operazione "Molo 13"

Gli affari sporchi dei Gallace erano nel mirino di due Procure, quella di Catanzaro quella di Firenze, che all’alba di giovedì scorso hanno stretto il clan in una morsa con due operazioni scattate contemporaneamente. Mentre da tempo a Catanzaro, i militari dello Scico della Guardia di Finanza spiavano i sodali di Cosimo Damiano Gallace, 60 anni, reggente della cosca, impegnato nella gestione del traffico internazionale di stupefacenti che avevano messo in piedi fra Italia, Sudamerica e Nord Europa, in Toscana i carabinieri del Ros di Firenze e del comando provinciale di Livorno indagavano sull’infiltrazione della ‘ndrina guardavallese in diverse province toscane, dove avevano imposto il monopolio delle ditte “amiche” nel settore del movimento terra. Il referente in Toscana della cosca per gli investigatori era Nicola Chiefari, 47 anni, nato a Guardavalle, ma residente a Bucine, in provincia di Arezzo. Dalle indagini, che hanno portato alla cattura nell’estate del 2019 del latitante Francesco Riitano, elemento di spicco della cosca, sono emersi i rapporti strettissimi fra Chiefari e Domenico Vitale, (51 anni), altro esponente del sodalizio, con la ditta Cantini, dell’imprenditore fiorentino Graziano Cantini (64 anni), tramite Nicola Verdiglione (47 anni), che gestisce di fatto l’impresa attiva nel settore del movimento terra ed inerti.

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