Tutti condannati. Il Tribunale di Crotone ha inflitto pene per complessivi 27 anni e 6 mesi di reclusione a carico dei 4 imputati coinvolti nel processo scaturito dall’operazione “Via col vento” delle Procure antimafia di Reggio Calabria e Catanzaro sulle infiltrazioni delle cosche di ‘ndrangheta nell’affare dei parchi eolici. Il collegio presieduto da Marco Bilotta (a latere Elisa Marchetto e Federica Girardi) ha comminato 8 anni e 6 mesi di detenzione ciascuno per il boss di San Leonardo di Cutro, Giovanni Trapasso, e per il capobastone di Limbadi, Pantaleone Mancuso; mentre, 5 anni e 3 mesi di carcere ognuno sono toccati all’imprenditore, Giuseppe Errico, e a Riccardo Di Palma, l’industriale di Benevento patrono della società “La Molisana trasporti”. Pene inferiori rispetto ai 40 anni e 7 mesi totali proposti dal pm della Dda, Pasquale Mandolfino, al termine della sua requisitoria. Gli accusati dovevano rispondere di estorsione, rapina e concorrenza illecita con minaccia, aggravati dal metodo mafioso. L’inchiesta, scattata il 13 luglio 2018, s’è articolata in tre diversi procedimenti, tra i quali anche quello che s’è definito ieri a Crotone. Aggiornamento Tre condanne confermate ed una pena ridotta. Così s’è concluso ieri il processo di secondo grado a carico di quattro imputati coinvolti nel procedimento scaturito dall’inchiesta diretta dalle Procure antimafia di Catanzaro e Reggio Calabria, “Via col vento”, sulle presunte infiltrazioni delle cosche di ‘ndrangheta nell’affare dei parchi eolici nel Crotonese e Reggino. La Corte d’Appello di Catanzaro ha ribadito le condanne disposte, il 27 aprile 2021, dal Tribunale di Crotone: 8 anni e 6 mesi di carcere ciascuno per il boss di San Leonardo di Cutro, il 74enne Giovanni Trapasso, e per il capobastone di Limbadi (Vibo Valentia), il 61enne Pantaleone Mancuso, detto “Scarpuni”; e poi, 5 anni e 3 mesi di reclusione per l’imprenditore di Cutro, Giuseppe Errico (68 anni). Invece, il collegio presieduto da Maria Rosaria Di Girolamo (a latere i giudici Assunta Maiore e Giuseppe Perri) ha diminuito notevolmente la pena per Riccardo Di Palma, il 50enne industriale di San Lupo (Benevento) patrono della società “La Molisana trasporti”: da 5 anni e 3 mesi a 8 mesi di detenzione (con condanna sospesa). Il motivo? La Corte ha assolto l’imprenditore dall’accusa di illecita concorrenza ed estorsione aggravata dalla mafiosità ai danni della società di Carlo Runco «per non aver commesso il fatto», mentre ha riconosciuto Di Palma colpevole del reato di estorsione ai danni della parte civile, rappresentata da Massimiliano Arcuri. Come si ricorderà, l’operazione, venuta alla luce il 12 luglio 2018 con l’esecuzione di 13 arresti, s’è articolata in tre diversi procedimenti che si sono suddivisi tra Crotone, Reggio Calabria e Catanzaro. Per quanto riguarda il capitolo crotonese del blitz, la Dda guidata dal procuratore Nicola Gratteri ha sempre sostenuto che il clan Trapasso di San Leonardo di Cutro avrebbe messo le mani su commesse e lavori per i parchi eolici di località San Biagio, nella città capoluogo, e di Cutro. Secondo gli inquirenti, a giugno 2012, Trapasso e Mancuso, «avvalendosi del potere di intimidazione derivante dalla loro appartenenza alle cosche», si sarebbero dati da fare per costringere Carlo Runco, il titolare dell’omonima azienda, ad affidare in subappalto alla “Fe Trasporti” il servizio di trasporto delle pale eoliche da Taranto a Cutro (dove la società “Vestas” stava mettendo in piedi l’impianto per la prodizione di energia elettrica attraverso il ricorso al vento), «utilizzando lo schermo giuridico del comodato gratuito al fine di aggirare i divieti contrattuali». In più, a Trapasso venivano addebitate le contestazioni di illecita concorrenza e minacce che avrebbe perpetrato nei confronti di Massimiliano Arcuri, l’amministratore delle aziende “Recycling Srl” e “Geo Trasporti Srl”, al fine di fargli cedere il controllo degli interventi di costruzione del parco eolico “Nordex” a San Biagio. Nel collegio difensivo che ha assistito gli imputati figurano gli avvocati Pietro Pitari, Giancarlo Pitari, Salvatore Iannone e Francesco Severino. Invece Massimiliano Arcuri è assistito dal legale Giuseppe Barbuto.