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Catanzaro, chiuse le indagini per Claudio Parente e due consiglieri comunali

L'ex consigliere regionale è accusato di corruzione e peculato mentre gli altri due amministratori soltanto di corruzione

Claudio Parente

La Procura della Repubblica di Catanzaro ha chiuso le indagini nei confronti dell’ex consigliere regionale Claudio Parente e dei consiglieri comunali del capoluogo Francesco Gironda e Giuseppe Pisano. Parente è accusato di corruzione e peculato mentre Gironda e Pisano di corruzione. I due consiglieri comunali, dunque di pubblici ufficiali, avrebbero asservito la funzione pubblica agli interessi di Parente «in specie - è scritto nel capo di imputazione - esercitando il diritto di voto conformemente ai suoi desiderata». I due consiglieri comunali, in particolare, si sarebbero spesi per l’approvazione della delibera numero 95 del 13 settembre 2018 avente a oggetto «Progetto di riqualificazione Catanzaro Sud - da periferia a nuova centralità in aree ex piano di zona numero 5 denominato Corvo-Aranceto - adozione alla richiesta del soggetto partner Associazione interregionale Vivere Insieme». Un progetto di interesse per Parente «titolare e amministratore di fatto dell’associazione interregionale "Vivere Insieme"». In cambio Parente avrebbe conferito a Danilo Gironda (fratello di Francesco Gironda) e a Natascia Lostumbo (compagna di Giuseppe Pisano) «incarichi retribuiti in seno alle strutture consiliari della Regione Calabria». Su quest’ultimo episodio si fondano le basi per l’accusa di peculato nei confronti di Parente il quale, nell’estate 2018, avendo la disponibilità e il possesso di fondi regionali destinati all’assunzione di personale da adibire alle segreterie particolari e alle strutture speciali, per l’accusa «se ne appropriava proponendo e determinando l’assunzione a tempo determinato di Danilo Gironda e Natascia Lostumbo per fini puramente personali, estranei alle finalità istituzionali» ma mirati a ottenere il voto favorevole dei consiglieri per l'approvazione della delibera. Gli indagati avranno adesso 20 giorni di tempo per presentare memorie difensive e chiedere di essere interrogati dal pm Graziella Viscomi, titolare delle indagini. (ANSA).

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