«Il Consiglio d'amministrazione di Villa Sant'Anna non può che esprimere forte determinazione nella difesa di diritti lesi, per i quali continuerà a lottare in ogni sede, fiduciosi che, prima o poi, sarà fatta piena luce sulle responsabilità, private e pubbliche, di chi ha portato la struttura al collasso». È quanto si legge in una nota diramata dal Cda della struttura sanitaria al termine del sit che si è tenuto di fronte alla struttura, nel quartiere di Pontepiccolo, che ha visto la protesta di dipendenti, famiglie, cittadini, affiancati anche da esponenti politici e della società civile.
«La decisione di prendere parte all’iniziativa odierna da parte dell’intero cda di Villa S. Anna - esordisce la nota - è motivata dall’esigenza di affermare la vicinanza ai lavoratori che stanno conducendo una battaglia di civiltà a favore della comunità calabrese. Ci preme -proprio oggi 1 Maggio festa dei lavoratori- evidenziare il paradosso che stiamo vivendo : S. Anna hospital unica struttura sanitaria al mondo che, in piena pandemia, tiene in cassa integrazione il proprio personale. Quante sono le persone alle quali stiamo vietando di ricevere cure e interventi salvavita ? Quante sono le morti che il S. Anna in questi 5 mesi di blocco forzato avrebbe potuto evitare ? L’ostinata contrarietà dell’Azienda Sanitaria di Catanzaro, dimostrata da atti e fatti concludenti, sta portando alla distruzione di una clinica, alla disperazione di almeno 300 famiglie di lavoratori, all’umiliazione di tutto il personale medico, paramedico ed amministrativo. Un’ostinata contrarietà che sta vietando a migliaia di malati cardiopatici calabresi la libertà ed l diritto di scegliere di curarsi in Calabria. La ostinata contrarietà e la precisa volontà di distruzione della clinica è testimoniata dalle interlocuzione avute dai nostri lavoratori con i componenti la triade commissariale che governa l’ASP ai quali è stato chiaramente riferito che il S. Anna deve chiudere poiché tutti noi saremmo indagati e mafiosi».
Secondo il Cda, «l'ostinata contrarietà e la precisa volontà di distruzione è testimoniata da: mancata risposta e riscontro alle 33 PEC con le quali è stato, ripetutamente, chiesto un incontro alla triade commissariale che gestisce l’ASP; pec inviate a partire dal 6.10.2020; illegittimi provvedimenti che disponevano “il divieto di erogare prestazioni con oneri a carico del S.S.R.” inviato dalla Commissione Straordinaria e Direzione Strategica Asp Catanzaro il 23 e 28 dicembre 2020 ; provvedimento cassato dal TAR DI CATANZARO con Ordinanza del 27/01/2021 n.38/2021 che ha sospeso l’efficacia di detti provvedimenti; illegittimo provvedimento del 5 e 9 febbraio a firma del Dirigente Responsabile ASP con la quale venivano …restituite le notifiche di ricovero dei giorni 5/2/2021 e 9/2/2021, vista la vigenza della nota pec datata 28/12/2020 della Commissione Straordinaria e della Direzione Strategica Asp. Con tale provvedimento, l’ASP Provinciale di Catanzaro ha evidentemente deciso di disattendere un Ordine del Giudice; mancata stipula contratto per il 2020 che in sostanza significa DINIEGO AL PAGAMENTO DI PRESTAZIONI REGOLARMENTE RESE PER TUTTO L’ANNO 2020; circa 24 mln di euro. Tant’è che ci si è dovuti rivolgere al TAR contro il “silenzio” dell’ASP sulla mancata contrattualizzazione. E’ del 2/3/2021 la Sentenza n.460 che “obbliga” giuridicamente l’ASP di Catanzaro a concludere l’iter finalizzato alla contrattualizzazione nominando già “quale Commissario ad Acta, nel caso in cui l’ASP dovesse insistere nella sua perdurante inerzia, il Segretario Generale del Ministero della Salute”. Per tutta risposta l’ASP di Catanzaro nel “finto” tentativo di ottemperare alla sentenza del Giudice, persistendo nella pervicace volontà di “cancellare” la Struttura di eccellenza nel settore cardiologico e cardiochirurgico della Calabria - ha “chiuso” il procedimento amministrativo emanando l’attestato finale “di morte” del Sant’Anna Hospital. La triade commissariale ha adottato la deliberazione n. 443 del 13.4.2021 con la quale, in maniera perentoria, sulla scorta di una motivazione del tutto avulsa dal contesto e dagli elementi necessari per poter validamente operare nel settore ospedaliero, senza alcuna correlazione, quindi, con il provvedimento finalizzato alla stipula del contratto, ha deciso “di non sottoscrivere il contratto ...sino al completo chiarimento della situazione ancora sub judice, al fine di non perpetuare un eventuale, ulteriore, gravissimo danno economico-finanziario all’ASP di Catanzaro e al Servizio Sanitario della Regione Calabria”. Il motivo posto a base dell’ “atto” che conclude il “procedimento amministrativo” non è la mancanza dei requisiti (ci mancherebbe altro, dopo aver ottenuto il rinnovo dell’accreditamento!), ma il “decreto di citazione in giudizio n. 2150/2019 R.G. GIP in cui l’ASP è parte offesa”. Concludere il procedimento “ordinato” dal TAR con la decisione di “non sottoscrivere il contratto per l’anno 2020 sino al completo chiarimento della situazione ancora sub judice”, significa, nei fatti e in concreto, decretare la “morte” della Struttura. Ciò in assenza di qualsiasi riferimento normativo, sia regionale che nazionale, che vieta ad una azienda, seppure indagata, di poter contrarre con la Pubblica Amministrazione. In merito alla vicenda giudiziaria si fa rilevare che il management è completamente rinnovato in tutte le sue componenti e formato da figure di indubbia moralità onorabilità e professionalità».
Contrattualizzazione 2021
«Con DCA n.49 del 19/03/2021 la Regione Calabria ha definito i livelli massimi di finanziamento alle ASP per l’acquisto di prestazioni erogate dalla rete di assistenza ospedaliera privata accreditata, assegnando all’ASP di Catanzaro un budget in linea con le annualità precedente e che comprende anche il volume di prestazioni storicamente erogate dal S. Anna Hospital. La stessa ASP nel proprio bilancio di previsione, approvato con delibera della Commissioni Straordinaria in data 17/12/2021, inserisce a tale titolo e nel capitalo di competenza delle prestazioni rese dalle case di cura privata, la somma nel proprio documento programmatorio ed autorizzativo della propria spesa per l’esercizio 2021 . L’Azienda Sanitaria ha però ritenuto, nonostante il vincolo programmatorio di spesa e in difformità tutta la normativa di riferimento, di “esperire una manifestazione di interesse” ancora in corso finalizzata alla “vendita” delle prestazioni fin qui rese del S. Anna».
Altre irregolarità ASP Catanzaro
«L’Asp di è rifiutata di pagare a Villa S. Anna SpA la somma di € 6.433.274,57 definitivamente maturata a seguito di Sentenza passata in giudicato. Trattasi di un credito a fronte di prestazioni risalenti all’anno 2002 ed oggetto della Sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Catanzaro (n.1704/2017, RG 89/2001), oramai passata in giudicato e che l’ASP ha ritenuto di non eseguire. La necessaria instaurazione del “giudizio di ottemperanza”, pendente presso il TAR Calabria,provocherà certamente ulteriore danno erariale per gli interessi maturandi in aggiunta alle spese di giudizio che sono già state quantificate in sentenza di 1° grado in € 46.250, e di 2° grado in € 58.250. L’Asp ha rifiutato di restituire somme, precedentemente oggetto di pignoramento, per € 1.532.596,06.Ciò in ossequio all’Ordinanza del 23/11/2020 del Giudice dell’Esecuzione del Tribunale di Catanzaro con cui è stato disposto lo svincolo delle somme pignorate presso il terzo debitore. L’ASP di Catanzaro, ha ritenuto di non dare seguito alla disposizione del Giudice rifiutandosi di eseguire il dovuto pagamento. Anche in questo caso l’atteggiamento è incomprensibile poiché trattasi di somme trattenute in “custodia” dall’ASP ed illegittimamente non svincolate. Il potenziale danno per le casse dell’Erario è facilmente riscontrabile».
Ecco perchè il Cda ha espresso «un amaro stupore per tali configurabile accadimenti, congiunto alla constatazione che è corso il grave rischio della distruzione di una struttura che esplica una funzione vitale nella rete dell’offerta sanitaria nella nostra regione. La dovuta difesa di rilevanti interessi economici, tenuto conto della consistente debitoria a cui non è stato possibile adempiere, congiunti all’esigenza di soddisfare il pressante bisogno di servizi che assicurino la preservazione della salute pubblica, impone che non si assista all’eliminazione di una struttura sanitaria che impegna, peraltro, trecento posti di lavoro, numerosi lavoratori autonomi ed un significativo indotto. I componenti del consiglio di amministrazione di questa società, non partecipi alla titolarità societaria, sono esposti a precise responsabilità amministrative di ordine professionale e si sentono coinvolti nella gestione di un prevalente interesse sociale».
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