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Vibo, Mantella racconta gli interessi della ‘ndrangheta nel calcio

Nuova deposizione del pentito nel maxi processo in corso a Lamezia Terme

L'aula bunker di Lamezia Terme dove si sta celebrando il processo Scott-Rinascita

Il calcio come strumento «per esercitare il potere». È quanto ha riferito ieri il collaboratore di giustizia Andrea Mantella durante la sua escussione nell’ambito del maxi processo Scott Rinascita in corso nell’aula bunker di Lamezia Terme. L’ex boss scissionista di Vibo, pentito dal 2016, ieri rispondendo alle domande del sostituto procuratore della Dda Antonio De Bernardo ha nuovamente approfondito i legami tra i clan del Vibonese. La ricostruzione del collaboratore si è poi concentrata sull’interesse della criminalità organizzata sulla squadra di calcio Vibonese tra la fine degli anni Novanta e l’inizio del nuovo millennio. Secondo Mantella vi sarebbe stato un interessamento diretto della cosca nella vita sportiva della squadra con tanto di accordi con cosche di altri paesi per determinare il risultato delle partite. Il collaboratore ha spiegato di aver avuto un ruolo nelle combine per il suo rapporto con un nipote del boss Morabito “Tiradritto” conosciuto in carcere.

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