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Contrasto all’emigrazione sanitaria. Il Policlinico di Catanzaro pronto a fare la sua parte

Il direttore della Cardiochiururgia universitaria: «Servono più posti e personale»

Una veduta aerea del policlinico dell’Azienda ospedaliero-universitaria “Mater Domini” di Catanzaro

Seicentododici. Nel dramma del Sant’Anna Hospital è un numero l’unico elemento che mette d’accordo la struttura a rischio chiusura e l’Unità operativa di Cardiochirurgia del Policlinico universitario. Quella targata Pasquale Mastroroberto è, in effetti, un’Unità operativa a direzione universitaria che più spazi, più personale e più interventi li ha sempre voluti e cercati. Da qui la presenza di Mastroroberto all’incontro che martedì ha acceso gli animi all’Azienda sanitaria provinciale, da qui la visione diversa che traspare tra lo stesso Mastroroberto e il commissario straordinario dell’Azienda ospedaliero-universitaria Giuseppe Giuliano. Nessun caso al “Mater Domini” e nessuna polemica con la struttura ancora in attesa di contratto però, perché è sul numero che cristallizza la mobilità passiva del settore in Calabria che il direttore della Cardiochirurgia del Policlinico preferisce concentrarsi. «Non sarei mai andato a un incontro convocato per discutere del Sant’Anna Hospital»: questa la frase che svela l’altra faccia di una medaglia che il delegato del rettore dell’Università Magna Græcia fa ruotare tutt’attorno alla disponibilità richiesta dall’Asp al Policlinico «per un certo numero di prestazioni aggiuntive». Si potrebbe trattare di un raddoppio, di certo c’è che la triade commissariale targata Luisa Latella stilerà un progetto da sottoporre alla Regione, poi si vedrà. Intanto la mobilità passiva c’è e «con un adeguato incremento del personale e dei posti di degenza ordinaria e terapia intensiva».

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