Dopo gli arresti anche i sequestri. Lo scorso febbraio veniva lanciata la notizia dell’operazione “Golgota” all’esito della quale, su richiesta della Procura della Repubblica - Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, gli agenti della squadra mobile di Crotone hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 36 esponenti di spicco delle cosche degli Arena-Nicoscia di Isola di Capo Rizzuto e dei Mannolo, appartenenti al ceppo c.d. dei “pecorari” operanti sul territorio di San Leonardo di Cutro, accusati a vario titolo di associazione di tipo mafioso, estorsioni, porto e detenzione illegale di armi e munizioni nonché associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti,.
Come noto, la struttura interna delle cosche di ‘ndrangheta posa le sue fondamenta su legami familiari e vincoli di sangue, ed è da lì che la Squadra Mobile di Crotone ha continuato a indagare una volta conclusasi la parte centrale dell’indagine per sviscerare alcuni aspetti rimasti solo momentaneamente “in sospeso”.
Il prosieguo delle indagini
Il prosieguo delle indagini in questione ha infatti approfondito il ceppo “Cicala” della cosca Arena e, all’esito delle verifiche, nella giornata personale della Squadra Mobile di Crotone, coadiuvato dalla Squadra Mobile di Verona, ha eseguito una ordinanza di custodia cautelare in carcere ed una ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, emesse dal Gip del Tribunale di Catanzaro su richiesta della Procura Repubblica - Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, nei confronti, rispettivamente, dei due coniugi di Cutro: G.P. di 47 anni e C.S. di 53 già detenuto in carcere, entrambi indagati per le ipotesi di reato di associazione di tipo mafioso, trasferimento fraudolento di valori e ricettazione in concorso.
È stato altresì disposto il sequestro preventivo di 4 immobili, ubicati a San Leonardo di Cutro e nella disponibilità di un 33enne di Isola Capo Rizzuto (T. M.) anch’esso già detenuto.
Le risultanze investigative hanno fatto emergere concreti elementi che, oltre a suffragare ulteriormente la natura associativa del gruppo Arena-Nicoscia, hanno svelato la figura del giovane che, in qualità di nipote acquisito del Capo cosca degli Arena, si occupava degli interessi della famiglia di un altro indagato in sua assenza poiché detenuto.
Difatti, il 38enne (T.M.), forniva supporto economico alla moglie del detenuto, provvedendo alle sue necessità con 3000 euro al mese, pagandole le spese processuali, gestendo i rapporti con i difensori del marito e facendole da autista all’occorrenza. Non da ultimo, l’uomo avrebbe addirittura acquistato all’asta quattro immobili nel comune di Cutro per conto della famiglia di cui era “curatore”, essendo facilitato all’epoca dei fatti dalla mancanza di precedenti penali che gli consentivano di agire indisturbatamente, eludendo eventuali misure di prevenzione patrimoniale.
Gli immobili in questione sono stati naturalmente posti sotto sequestro. Così, con un rapido colpo di coda, l’operazione “Golgota” continua a destabilizzare le cosche di ‘ndrangheta insistenti sul territorio, sugellando un altro successo della Squadra Mobile di Crotone.
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