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False diagnosi a Catanzaro, chiesto il processo per sei ginecologi

Udienza davanti al gup per i medici dell’ospedale “Pugliese”, il pm ha rinnovato la richiesta di rinvio a giudizio

L'ospedale Pugliese di Catanzaro

Pazienti dirottate verso cliniche private per effettuare la procreazione assistita, cartelle cliniche falsificate per non far pagare farmaci e ticket, un danno alle casse del sistema sanitario pubblico che sfiora il milione di euro. Ieri il pm Domenico Assumma, nel suo intervento davanti al gup del Tribunale di Catanzaro, ha confermato le accuse per sei ginecologi dell’ospedale Pugliese-Ciaccio, finiti sotto inchiesta a vario titolo per abuso di ufficio, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e truffa. Il sostituto procuratore, concludendo il suo intervento, ha ribadito la richiesta di rinvio a giudizio per Fulvio Zullo, 60 anni, direttore del Dipartimento universitario di Ostetricia e Ginecologia presso il "Pugliese-Ciaccio" di Catanzaro; Roberto Noia, 50 anni, dirigente di I livello nel reparto di Ostetricia e Ginecologia del Pugliese; Menotti Pullano, 65 anni, medico specialista in Ostetricia e Ginecologia del “Pugliese”; Andrea Gregorio Cosco, 59 anni, medico specialista in Ostetricia e Ginecologia del Pugliese; Saverio Miceli, 62 anni, medico specialista in Ostetricia e Ginecologia del Pugliese; Roberta Venturella, 36 anni, responsabile del Centro di procreazione assistita avviato nell’ospedale Pugliese.

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