«Facciamo le cose solo per gli altri?». A porre la domanda retorica è l'assessore al Bilancio della Regione Calabria Franco Talarico. La risposta dei suoi interlocutori è una fragorosa risata che, annotano gli inquirenti, «vale più di mille parole». È una delle intercettazioni che riguardano direttamente l'esponente dell'Udc contenute negli atti appena depositati dell'inchiesta “Basso profilo” coordinata dalla Dda di Catanzaro. A gennaio i magistrati hanno chiesto e ottenuto dal gip gli arresti domiciliari per il politico lametino. L’accusa, per lui, era scambio elettorale politico-mafioso in occasione delle elezioni politiche del 2018, quando era candidato nel collegio di Reggio Calabria. L’ipotesi della Procura è stata poi ridimensionata dal Tribunale del Riesame, che ha escluso l’aggravante mafiosa, sostenendo che si è trattato di una corruzione elettorale semplice. Da qui la decisione del gip che il 20 aprile ha concesso l’obbligo di dimora per Talarico che così nei primi giorni di maggio ha potuto riprendere la sua poltrona nella Giunta regionale. Nei giorni scorsi la Dda guidata dal procuratore Nicola Gratteri ha chiuso le indagini. Tutti gli atti sono stati quindi depositati e messi a disposizione delle difese.
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