É un “pericoloso” muro contro muro dinanzi al Tar tra il Comune e la congregazione di suore proprietaria dell’area dalla quale si sono staccati i massi che, nello scorso mese di febbraio, hanno costretto il sindaco Maria Limardo a chiudere la Statale 18 tra il capoluogo e le frazioni costiere per due mesi e mezzo abbondanti. La riapertura risale, infatti, alla fine di aprile.
I lavori, eseguiti con fondi Anas, si sono conclusi nei tempi previsti ma con una spesa di 150mila euro circa. Da prassi il Comune ha agito in danno dei proprietari della zona interessata, lungo la ex linea ferrata delle Ferrovie Calabro-Lucane, a ridosso del costone.
Proprietari dell’area identificati nella Congregazione delle Suore insegnanti – Cenacolo domenicano, con sede a Monte Compatri, nella provincia di Roma. Ebbene, dinanzi a questa determinazione le suore non sono rimaste però a guardare. Infatti hanno fatto un primo ricorso al Tar contro il Comune lo scorso 13 aprile, per l’annullamento dell’ordinanza con cui l’Ente aveva imposto loro di mettere in sicurezza la scarpata nell’arco – come detto – di 15 giorni. Ed un mese più tardi, lo scorso 13 maggio, per l’annullamento dell’ordinanza del dirigente Domenico Libero Scuglia inerente l’occupazione temporanea dell’area non soggetta ad esproprio. Così il Comune si trova costretto ora a difendere con il proprio legale, l’avvocato Maristella Paolì, la propria posizione con il rischio di soccombere.
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