È impossibile dire se le cose sarebbero andate diversamente, ma certamente la mancata denuncia dell’intimidazione subìta tre mesi prima dell’omicidio è uno spartiacque fondamentale nella vicenda costata la vita a Domenico Maria Gigliotti. Titolare di una ditta di costruzioni, all’epoca 41enne, Gigliotti è stato ucciso alle 4 del mattino del 25 gennaio 2015, mentre era in auto davanti alla sua villetta, con 4 colpi di pistola calibro 9 che lo hanno attinto all’orecchio sinistro, alla mandibola, alla spalla e al fianco.
A sparargli, secondo la Procura guidata da Salvatore Curcio, sarebbe stato Marco Gallo, presunto killer 36enne già in carcere per altri tre omicidi, che avrebbe pure dato fuoco all’auto mentre Gigliotti era all’interno ancora agonizzante. Qualche tempo prima, nella tarda serata del 28 ottobre del 2014, con la stessa pistola Gallo avrebbe sparato contro la villetta due colpi ad altezza uomo, uno dei quali aveva rotto il vetro di una finestra ed era finito contro una parete.
I poliziotti del commissariato di Lamezia hanno però saputo di questo episodio solo dopo che Gigliotti è stato ucciso: a raccontarglielo, qualche ora dopo l’omicidio, è stata la moglie della vittima.
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