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Delitto Gigliotti, il profilo della vittima: "È ritenuto il mandante di una rapina"

Emergono nuovi particolari sull’uccisione dell’uomo nel gennaio 2015

L'auto in cui è stato bruciato Domenico Maria Gigliotti

Prima la truffa dei viaggi fantasma, poi le molestie alla moglie, infine l’aggressione fisica. È dalla combinazione di questi tre fattori che sarebbe scaturita la furia omicida di Marco Gallo nei confronti del 40enne Domenico Gigliotti, ucciso alle 4 del mattino del 25 gennaio del 2015 e bruciato nella sua auto, davanti alla villetta in cui viveva con la moglie e i figli, quando era ancora agonizzante. Decisivi, per arrivare a individuare Gallo come autore di quel delitto efferato, sono stati per gli investigatori gli esami balistici che hanno consentito di accertare come la pistola che aveva ucciso Gigliotti, e con cui tre mesi prima qualcuno aveva sparato ad altezza uomo contro la sua casa, era la stessa poi usata per l’omicidio dell’avvocato Francesco Pagliuso. Oltre a questi due delitti a Gallo, nel frattempo, sono stati contestati anche altri gravi fatti di sangue – gli omicidi del fruttivendolo Francesco Berlingieri e del ferroviere Gregorio Mezzatesta – ma per il risolvere il caso Gigliotti oltre che il focus sul presunto assassino si è rivelato importante anche il profilo della vittima.

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