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Lamezia, il business dei rifiuti ferrosi e i danni all’economia sana

Nuovi particolari emergono dall’inchiesta

C’è un intero capitolo del manuale di Polizia giudiziaria ambientale dedicato alla raccolta e al trasporto di rame e materiale ferroso. La Dda di Catanzaro ne richiama alcuni tratti salienti nella richiesta di misure cautelari e di sequestro preventivo relativa all’inchiesta “Quarta chiave” che, nei giorni scorsi, ha portato all’arresto di 29 persone (13 in carcere e 16 ai domiciliari) accusate di essere coinvolte nel traffico illecito di rifiuti che ruoterebbe attorno al campo rom di Scordovillo.
Il volume di Maurizio Santoloci che rappresenta uno strumento tecnico di supporto alle indagini sull’ambiente spiega che «non è da sottovalutare» il business, «completamente in nero», derivante dagli scarti di elettrodomestici, apparecchi elettrici e qualsiasi altro rifiuto che possa contenere ferro e rame. «Ad esempio – si legge nel testo riportato nelle carte dell’inchiesta dalla Dda di Catanzaro – con un “bottino” di cinque lavatrici smantellate ad arte e consegnate ai centri di recupero si è calcolato che sia possibile guadagnare dai 200 ai 400 euro (tutto esentasse e senza il rispetto di alcun onere ambientale».

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