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Processo Scott-Rinascita a Lamezia Terme, due periti chiedono di essere sospesi

L'aula bunker di Lamezia Terme dove si sta celebrando il processo Scott-Rinascita

Hanno fornito la propria versione dei fatti, davanti al Tribunale di Vibo Valentia, i periti Walter Vercillo, Vittorio Scullari e Francesco Maria Nardone, chiamati in causa lo scorso 28 giugno dal procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri che aveva espresso forti critiche nell’ambito del maxiprocesso Scott-Rinascita. Il pm Antonio De Bernardo, nell’udienza di oggi, ha avanzato, sulla base dei dati in possesso della Procura, la richiesta di "sospensione dei periti Nardone e Vercillo". E i due professionisti, dopo avere fornito la propria versione, hanno chiesto di completare le consegne e poi astenersi dall’incarico. Il collegio si è riservato di decidere.

Tre le problematiche rappresentate dalla Procura: la necessità di velocizzare i tempi delle trascrizioni con l’aumento del numero dei periti; l’episodio segnalato dal pm Annamaria Frustaci che ha notato seduti insieme al tavolino del bar davanti all’aula bunker l’imputato Mario Artusa, detenuto ai domiciliari, che, in violazione delle prescrizioni, conversava con Nardone e che, secondo la relazione del pm, all’arrivo della stessa, si era allontanato velocemente; e, infine, l’analisi di un post Facebook nel quale Vercillo era stato ritratto, insieme a un collega con alcuni difensori di imputati nel processo Rinascita-Scott in atteggiamenti che lascerebbero presagire conferimenti di incarichi da parte delle difese.

In udienza, Vercillo, primo a prendere la parola, ha spiegato di avere accettato solo un incarico da un avvocato non relativo al processo Rinascita e in concomitanza con il collega Antonio Elia. Riguardo alla foto ha riferito di essersi fatto accompagnare da Elia perché impossibilitato a guidare a causa di una forte sciatalgia. In relazione alle consegne da parte di Scullari, questi ha sostenuto di avere già specificato, nell’accettare l’incarico, di avere pregressi lavori da terminare. Ha poi detto di avere consegnato il 30 giugno, due giorni dopo l’intervento di Gratteri, 1300 pagine, circa 16 ore di intercettazione e oltre 30 ore già trascritte e in fase di revisione. Sull'incontro con l’imputato Artusa, il perito Nardone ha detto di essere stato avvicinato da persona che non conosceva. «Sono stato fermato dal pm che mi ha informato su chi fosse colui con cui avevo parlato. È stata una leggerezza ma non mi sono alzato di scatto e non sono fuggito. Il nome di Artusa l’ho saputo dal pm». (ANSA).

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