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Gioia Tauro dice no ai rifiuti crotonesi: ora è rischio emergenza

L’ira del sindaco Voce: «C’è un’intesa, mi rivolgerò al prefetto»

Tutt’altro che scongiurata l’emergenza rifiuti nella provincia di Crotone. Ieri la società che gestisce il termovalorizzatore di Gioia Tauro s’è rifiutata di ricevere 60 tonnellate di Css (il combustibile ottenuto dagli scarti della lavorazione dei rifiuti nel selezionatore di Ponticelli) prodotti dai 27 comuni del Crotonese. Il motivo? L’azienda che ha in concessione l’inceneritore pubblico non ha consentito all’Ato crotonese (organismo creato dalla Regione per occuparsi in futuro del ciclo integrato dei rifiuti su scala provinciale) di conferire le cosiddette “ecoballe” (che una volta bruciate sono destinate a trasformarsi in energia), per la mancata concessione dell’omologa alla stessa Comunità d’ambito.

Ovvero, il gestore non avrebbe attestato l’accettazione del campione di rifiuto inviato dal sito di trattamento che sorge a nord della città capoluogo. Un incidente di percorso che è seguito di appena 3 giorni dall’intesa trovata tra gli Ambiti territoriali ottimali di Crotone e Reggio Calabria, mirata a permettere alla provincia pitagorica di smaltire il Css nel termovalorizzatore. Per questo, ieri pomeriggio il sindaco di Crotone, Vincenzo Voce, intervenendo nel corso di un incontro a Cirò Marina è sbottato: «E’ stata un’umiliazione ecco perché ci rivolgeremo al prefetto».

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