«Un approccio infedele alla funzione pubblica esercitata», sono queste le parole utilizzate dal gip di Salerno Maria Zambrano per descrivere il modus operandi dell’ex presidente del Tribunale del Riesame di Catanzaro, Giuseppe Valea. Per lui è stata disposta l’interdizione dal pubblico ufficio di magistrato per la durata di dodici mesi. Secondo la Procura di Salerno, competente per i reati che coinvolgono magistrati in servizio nel distretto di Catanzaro, Valea si sarebbe “autoassegnato” alcuni fascicoli e avrebbe decretato l’esito dei ricorsi senza la consultazione e la partecipazione degli altri membri del collegio. Sette le ipotesi di falso ideologico contestate all’ex presidente del Riesame, per una di queste, relativa alla posizione di un imprenditore coinvolto nell’inchiesta Stige, il gip però non ha ritenuto raggiunta la soglia della gravità indiziaria.
A far scattare gli accertamenti della Procura di Salerno è stata una relazione riservata di due colleghi di ufficio di Valea trasmessa prima al presidente del Tribunale di Catanzaro, Rodolfo Palermo, e poi da quest’ultimo girata alla Procura competente. In particolare i due magistrati avevano segnalato di aver appreso dagli organi di stampa che era stata depositata una decisione in cui entrambi figuravano come giudici a latere ma di cui non erano stati informati.
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