Il Marine Park Village non doveva sorgere a Punta Scifo, un’area di Capo Colonna sottoposta a vincoli ambientali, archeologici e paesaggistici. Ne è convinta a quanto pare non solo la Procura ma anche il Tribunale di Crotone, che ieri ha condannato 5 dei 6 imputati – accusati a vario titolo di abuso d’ufficio, lottizzazione abusiva, deturpamento delle bellezze naturali e falso – coinvolti nel processo scaturito dal sequestro del complesso turistico avvenuto il 17 febbraio 2017. Per alcuni degli imputati, tra le altre cose, il collegio giudicante presieduto da Elisa Marchetto (a latere Odette Eronia e Federica Girardi) ha inflitto pene più severe rispetto a quelle richieste dal pubblico ministero, Alessandro Rho, lo scorso venerdì al termine della sua requisitoria. In particolare due anni e 6 mesi di reclusione ciascuno sono stati inflitti alla dirigente dell’Urbanistica del Comune capoluogo, Elisabetta Dominijanni (che adesso rischia di essere sospesa dagli incarichi dirigenziali), e per l’ex dipendente dell’ente di piazza della Resistenza, Gaetano Stabile. Il pm aveva proposto 2 anni e 2 mesi di detenzione per Dominijanni e 1 anno e 6 per Stabile. Poi, 1 anno e 6 mesi di reclusione e 70 mila euro di ammenda a testa (pena sospesa) sono le penne disposte per i fratelli Salvatore e Armando Scalise, i titolari della struttura e per il progettista dei manufatti, Gioacchino Bonaccorsi. Invece, è stato assolto Mario Pagano, l’ex soprintendente ai Beni archeologici e paesaggistici di Catanzaro, Crotone e Cosenza, per non aver commesso il fatto. Ma non solo.
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