Per riprendere l’ordinarietà bisogna investire, ma per investire serve una liquidità che al momento il Sant’Anna Hospital non ha. Per la clinica cardiologica che, con la firma del contratto 2021, è appena uscita dal tunnel del rischio chiusura potrebbe presto tornare, dunque, il tempo delle proteste. Sullo sfondo di un caso che tiene banco da mesi adesso c’è infatti una sorta di effetto boomerang, un vero e proprio cane che si morde la coda legato al guinzaglio del contratto 2020: accordo che per la clinica targata Gianni Parisi appare al momento l’unico vero appiglio al quale aggrapparsi per dare corso a una ripresa da fondare almeno su dieci milioni di euro. Sì, perché il tempo della ripartenza è già scattato proprio sulla scia di quel contratto 2021 che ha tirato la struttura fuori dalle secche di una situazione al collasso, ma ora è lo stesso presidente del Consiglio d’amministrazione, Gianni Parisi, a riaccendere i riflettori sui nodi ancora irrisolti per evitare che sul Sant’Anna Hospital cali il sipario. La gara, in effetti, è ripresa, ma il taglio del traguardo è appeso alla fatturazione che potrà riprendere ai ritmi di un tempo soltanto grazie a quella che Parisi definisce «benzina iniziale».
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