Tra agenzie interinali, affidamenti diretti e short list di varia natura, gli enti pubblici sembrano essere stati ormai “appaltati” dai privati. Una soluzione, si fa per dire, molto comoda che consente di ritardare persino le assunzioni concorsuali dietro vari pretesti e permette agli uffici di affidare fior di appalti ad aziende che assumono utilizzando criteri assolutamente soggettivi.
Cosa vuol dire tutto questo? Poiché nessuno viene dalla luna, non è per nulla difficile immaginare quello che accade nell’assoluta indifferenza dei più. In assenza di precisi criteri di selezione, le agenzie interinali, infatti, sono “libere” di avvalersi di figure che, magari, secondo una logica clientelare ben nota a queste latitudini, certa politica (senza distinzione di colori), potrebbe indicargli.
Ma come si fa a pensare così male? Perché tanta diffidenza e tanto populismo? La risposta è semplice: guardando a coloro i quali spesso vengono impiegati, qualche dubbio sorge. D’altronde, un tempo gli amici degli amici si sistemavano a tempo indeterminato, oggi che non è più possibile quantomeno li si “affida” a terzi che poi provvedono a rinnovare incarichi e prebende. Precari – sia chiaro – si rimane, ma a differenza di tanti altri quantomeno si lavora.
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