Il carcere è di per sé un ambiente chiuso che amplifica le sensazioni ed esaspera i problemi. Se il carcere però, spalanca le porte a ragazzi minorenni, ogni variazione di abitudine trasforma negativamente gli stati d’animo. L'Istituto penale minorile di Catanzaro sta piano piano cercando di ritornare alla normalità dopo il durissimo periodo della pandemia. Un tempo che ha penalizzato doppiamente i giovani detenuti che nella quotidianità, grazie al sostegno dello staff educativo, sono impegnati in attività che li preparano adeguatamente alla vita libera, attraverso percorsi di concreta inclusione sociale, istruzione, formazione professionale, educazione alla cittadinanza attiva, azioni di utilità sociale, culturali, sportive e di tempo libero.
Tutto questo durante il periodo Covid è venuto a mancare. Sono state sospese le attività e i colloqui con i familiari, è stato impossibile poter fruire di permessi premio e di attività formative, sia all'interno che all'esterno, ed è venuto anche meno quell’importante vicinanza e condivisione che si crea con gli operatori e con i volontari. Anche loro che rappresentano l'unico ponte di contatto con la realtà, sono stati tenuti fuori dai cancelli. Ma, ciò che ha maggiormente colpito i giovani ospiti dell'Ipm, è stata la paura di dover fare i conti con la pandemia nel ruolo di persona detenuta in carcere e vivere l'impotenza di non poter far nulla nemmeno per i propri cari.
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