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Indagini sul rogo di Scordovillo a Lamezia. Il campo rom (forse) non c’entra

La Regione convoca un tavolo per trovare una soluzione «definitiva». Intanto le polemiche divampano in un clima da campagna elettorale

Il devastante rogo divampato nel campo rom di Scordovillo si è lasciato dietro non solo una scia di fumi tossici - che, forse grazie al vento, stando ai primi rilievi non avrebbero lasciato nell’aria sostanze pericolose oltre la norma - ma anche di immancabili polemiche. Le cause dell’incendio sono ancora in corso di accertamento, ma dai primi rilievi è emerso che l’origine sarebbe localizzabile in un punto esterno e piuttosto lontano dalla baraccopoli. Le folate e la temperatura avrebbero poi fatto avvicinare le fiamme al campo dove rifiuti di ogni tipo hanno poi alimentato l’incendio, arrivato a un certo punto a far valutare alle autorità l’ipotesi di un’evacuazione parziale dell’ospedale. Alla fine il rogo è stato domato grazie al lavoro incessante dei vigili del fuoco e di tutti coloro, compresi molti rom, che sono accorsi a dar loro una mano.

Nonostante ciò e incuranti della complessità del problema in molti non perdono l’occasione, resa più ghiotta dalla campagna elettorale, per invocare soluzioni tanto facili quanto difficilmente praticabili. Ai «polemisti di professione» si è infatti rivolto il presidente facente funzioni della Regione Nino Spirlì annunciando che la prossima settimana si riunirà un tavolo di lavoro convocato dal prefetto di Catanzaro Maria Teresa Cucinotta e a cui parteciperà lo stesso governatore, il commissario prefettizio Giuseppe Priolo e «tutte le figure istituzionali interessate a individuare una soluzione definitiva rispetto a un problema - ha detto - che continua a ripetersi da anni, malgrado i comunque sempre solleciti interventi di Prefettura, forze dell’ordine e magistratura».

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