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Catanzaro, la Cassazione: «Tallini non poteva sapere del clan»

Depositate le motivazioni con cui la Corte ha respinto il ricorso della Dda contro la scarcerazione del consigliere. L’ex assessore era finito ai domiciliari per voto di scambio e concorso esterno. I giudici: "Mancano elementi idonei a dimostrare la volontà di favorire la cosca"

Domenico Tallini - Forza Italia

«Mancanza di elementi idonei a suffragare l’assunto che l’assessore avesse la consapevolezza e la volontà di favorire gli interessi del clan». È questo il cardine della motivazione per la quale la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso della Dda di Catanzaro contro il provvedimento del Tribunale del Riesame che aveva annullato gli arresti domiciliari per l’ex assessore regionale Domenico Tallini (difeso dall’avvocato Enzo Ioppoli) indagato nell’ambito dell’inchiesta Farmabusiness sul tentativo del clan Grande Aracri di infiltrarsi nel settore farmaceutico.

Il 15 dicembre 2020 il Tribunale di Catanzaro ha annullato in sede di riesame l’ordinanza con cui il gip, il 17 novembre 2020, aveva applicato la misura cautelare degli arresti domiciliari per i delitti di concorso esterno nell'associazione di 'ndrangheta dei Grande Aracri di Cutro e di scambio elettorale politico-mafioso in relazione alle consultazioni regionali del 2014. La decisione del Riesame era stata subito impugnata dalla Dda che l’ha ritenuta «illogica».

Per i giudici della Cassazione il ricorso della Procura di Catanzaro è però inammissibile. Gli ermellini sono d’accordo con l'assunto fondamentale del Tribunale cioè che «Tallini avesse, anche a fini di appoggio elettorale, tenuto contatti con soggetti (come Scozzafava) che non avevano disvelato il loro collegamento con il clan Grande Aracri». Secondo la Cassazione «non insinua una frattura logica nel ragionamento del Tribunale il rilievo secondo cui il ruolo dello Scozzafava quale semplice “cavallo di Troia”, capace di orientare l'azione del Tallini a vantaggio degli interessi del clan, senza che comparissero figure direttamente riconducibili alla consorteria, avrebbe dovuto ritenersi smentito dall'affidamento riposto dal clan sul contributo del Tallini, affidamento espresso nel corso della riunione del 7 giugno 2014 presso la tavernetta dei Grande Aracri.

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