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Catanzaro, inchiesta Farmabusinnes. Per chi fece votare il referente della cosca?

Spunta un nuovo particolare dagli atti dell’inchiesta. Il racconto davanti ai pm: Tallini mi ha chiesto di testimoniare, ma non posso dire il falso

Il referente su Catanzaro del clan Grande Aracri, Gennaro Piero Mellea (condannato anche in appello a 14 anni) avrebbe fatto irruzione durante una riunione di una passata campagna elettorale per minacciare i presenti a non votare per Domenico Tallini. Un fatto che se venisse provato sovvertirebbe completamente l'ipotesi al centro dell'inchiesta Farmabusiness sul legame tra il consigliere regionale di Forza Italia e il clan di Cutro. La Dda infatti sostiene che proprio il clan Grande Aracri in cambio dell'appoggio fornito da Tallini nell'affare farmaceutico avrebbe garantito sostegno elettorale.

È facile intuire quindi quanto per Tallini sarebbe importante trovare traccia di quella irruzione. Ma proprio il tentativo di raccogliere testimonianze dirette di cosa accadde quel giorno rischia di tramutarsi in un clamoroso boomerang per l'ex presidente del Consiglio regionale. L'organizzatore di quell'evento infatti ha raccontato ai carabinieri prima e ai magistrati della Dda poi delle richieste giunte da Tallini e dal suo entourage di testimoniare sul presunto intervento di Gennaro Mellea. Alle diverse sollecitazioni telefoniche e di persona l'uomo però avrebbe sempre risposto di non poter «dichiarare il falso in sede giudiziaria».

Il caso ora finito negli atti dell’inchiesta Farmabusiness viene sollevato nell'aprile scorso quando l'uomo contatta un ufficiale dei carabinieri suo amico. Gli racconta delle telefonate ricevute e degli incontri avuti con Tallini e altri soggetti, tutti incentrati sulla presunta presenza di Mellea a quell'incontro tenutosi nel quartiere Siano. Le richieste non si erano fermate nonostante fin da subito l'organizzatore dell'incontro avesse detto che in quella riunione il referente dei Grande Aracri non si era mai presentato e nessuno era comunque intervenuto per minacciare o impedire di far votare il candidato del centrodestra.

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