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Catanzaro, Il “Paternostro” è una polveriera

Apprensione per la scia di episodi di violenza avvenuti nell’istituto minorile

Lunedì gli ultimi due ricoveri in ospedale, il primo ha ingerito del detersivo, il secondo ha appiccato il fuoco ed è rimasto ustionato. È quasi un bollettino di guerra quello che sta accadendo all’interno del carcere minorile di Catanzaro “Silvio paternostro” da sempre considerato un’eccellenza nel sistema penitenziario nazionale per i suoi progetti di reinserimento dedicati ai giovani ospiti. Da qualche tempo però qualcosa appare cambiato, nelle ultime settimane si sono registrati episodi di violenza che mai si erano verificati nella struttura catanzarese. In meno di un mese è accaduto un po' di tutto.

L’episodio più grave è forse la rissa che ha visto coinvolti circa dieci ragazzi nel cortile dei passeggi e che solo grazie al tempestivo intervento degli agenti della penitenziaria non ha avuto un bilancio più pesante. Ma quasi con cadenza quotidiana si sono registrati atti di autolesionismo (quali l’ingerimento di batterie dei telecomandi dei televisori), l’incendio di alcune stanze di pernottamento, il tutto accompagnato da minacce rivolte al personale di Polizia Penitenziaria. Una situazione divenuta sempre più allarmante. Tanto che solo pochi giorni fa il caso è finito all’attenzione del Governo nazionale. Il 27 luglio infatti la deputata di Fratelli d’Italia Wanda Ferro ha presentato un’interrogazione al Ministero della Giustizia per chiedere «se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali immediate iniziative di competenza intenda assumere per garantire un ampliamento dell'organico dell'istituto per minori di Catanzaro con l'immissione di personale adeguatamente formato, anche al fine di assicurare un adeguato e necessario cambio generazionale tra gli agenti di polizia penitenziaria impiegati presso l'istituto calabrese; se il Governo non ritenga di adottare idonee e tempestive iniziative di competenza per velocizzare i trasferimenti dei soggetti detenuti più ostili e meno propensi al rispetto delle regole di civile convivenza».

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