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Vibo, inchiesta Petrolmafie: le “pressioni” di Giuseppe D’Amico sugli elettori

In qualche caso avrebbe preteso anche la prova fotografica del voto a favore del cugino

I fratelli Giuseppe e Antonio D’Amico ripresi dagli investigatori del Ros all’interno della loro azienda

Giuseppe D’Amico, uno dei principali indagati dell’inchiesta Petrolmafie – ritenuto «imprenditore di riferimento dell’organizzazione» , in passato legato ai Piscopisani e più di recente uomo di fiducia di Luigi Mancuso e più in generale della cosca di Limbadi – sarebbe stato uno dei più “accaniti” sostenitori della candidatura del cugino Salvatore Solano alla carica di presidente della Provincia. Secondo gli inquirenti avrebbe procacciato voti al parente in sei Comuni del Vibonese (Vibo, Capistrano, Filandari, Francica, San Nicola da Crissa e Tropea) utilizzando anche un linguaggio poco ortodosso, chiedendo anche che gli inviassero la «prova fotografica a testimonianza dell’espressione del voto a favore di Solano».

Secondo gli inquirenti il presidente della Provincia, nonché sindaco di Stefanaconi, avrebbe accettato l’aiuto del cugino e, anzi, avrebbe incentivato Giuseppe D’Amico: «Tu fai la parte tua e non ti preoccupare», gli avrebbe detto in un’occasione e D’Amico gli avrebbe risposto: «A me mi interessa il presidente, o Salvatore ... dobbiamo fare le cose con il presidente... che poi le altre cose le aggiustiamo».

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