Due dei sette pazienti con indicazione chirurgica grave e a rischio di morte improvvisa sono stati operati ieri, ma l’impasse che incastra la firma del contratto 2020 non si sblocca e il Sant’Anna Hospital resta poggiato su una vera e propria polveriera. E il clima non è stemperato neppure dalla conferma della possibilità di utilizzare in comodato d’uso i materiali necessari all’esecuzione degli interventi che riguardano ancora i cinque pazienti in attesa perché il direttore sanitario, Antonio Soccorso Capomolla, riconduce tutto a una sorta di «forzatura con la quale la clinica è riuscita a strappare il sostegno dei fornitori per tenere la morte fuori dalla struttura lavorando pure senza copertura assicurativa».
Sullo sfondo c’è dunque un’enorme assunzione di responsabilità che sta dando luogo soltanto a una soluzione tampone. La strada per l’uscita del tunnel non è di certo questa anche in virtù del fatto che, dalla data del pignoramento da 17,5 milioni di euro eseguito dall’Asp presso terzi e in nome di quei doppi pagamenti sui quali l’ente targato Luisa Latella sembra non avere alcun dubbio, nulla si è sbloccato neppure per quel che concerne i trasferimenti più volte richiesti da una struttura alle prese con i conti in rosso.
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