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L’estate nera del Pronto soccorso di Catanzaro

Storie di ordinaria malasanità e un sistema che fa acqua da tutte le parti

L'ingresso del pronto soccorso dell'ospedale Pugliese di Catanzaro

Sarà un'estate da dimenticare per tante famiglie catanzaresi che, per i loro cari anziani, sono state costrette a rivolgersi alle cure mediche del Pronto Soccorso dell'ospedale “Pugliese- Ciaccio” e dei vari ambulatori specialistici dell’Asp catanzarese.  Numerose sono state le segnalazioni che ci sono giunte e che sembrano dischi rotti che cantano sempre il solito ritornello. Un ritornello che, principalmente in estate, ha il suono stridulo di tutta l’inefficienza nella quale versa la sanità pubblica che sembra non riuscire più a trovare punti di ritorno.
La struttura semplice Obi, Osservazione breve intensiva presente con sei posti letto al Pronto soccorso del “Pugliese”, risponde all'esigenza per tutti i pazienti che lo necessitino, di proseguire con il monitoraggio mirato, valutare l'evoluzione del quadro clinico ed a completare gli accertamenti necessari, ove richiesto e possibile. Qui vengono inviati casi con malattie che non necessitano di ricovero immediato, ma di una terapia con osservazione per alcune ore e/o di un approfondimento diagnostico. Ed è proprio in questa struttura che, nella giornata più infernale che la città abbia mai vissuto a causa dell'incendio alla Pineta di Siano, è arrivato un signore che, a casa, aveva perso i sensi dopo aver accusato dei malesseri. Trattenuto per due giorni con l'ausilio di una flebo, prima di essere trasferito nel reparto che dicevano essere sovraffollato, il personale avrebbe consigliato ai familiari di riportarlo a casa con la raccomandazione però, di dotarsi di una bombola di ossigeno per ogni evenienza.

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