Ospedale “Giovanni Paolo II”, storia di una decadenza senza fine. La grande struttura ospedaliera nata con la prospettiva di servire una vasta utenza con mezzi all’avanguardia e una nutrita schiera di personale medico e paramedico, continua a fare notizia in negativo. Nei suoi vent’anni di vita l’ospedale ha tracciato una parabola discendente fatta di malagestione, politica clientelare, tagli indiscriminati giustificati in nome di una spending review ragionieristica che ha fatto quadrare i conti ma non ha tenuto conto delle esigenze dei pazienti. Oggi Lamezia, città strategica per la sua posizione baricentrica decantata solo a parole, ha una struttura sanitaria che è un enorme casermone che fa fatica a garantire ciò che altrove è prassi routinaria. Ad invocare a gran voce l’esigenza di una normalità che diventa sempre più una chimera è Fiore Isabella, da due mesi presidente della sezione cittadina del Tdm (Tribunale per i diritti del malato); costantemente affiancato da Felice Lentidoro, rappresentante di Cittadinanzattiva. Isabella, dalla postazione del Tdm all’interno del nosocomio raccoglie lamentele e istanze di ogni genere. Le criticità non si contano: ad esempio un paziente che ha fatto un esame holter il 9 giugno scorso non riusciva ad avere il referto perché non ci sono stampanti per poter trasferire su carta il risultato dell’esame. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro